Pensioni, esodati o ex privilegiati? I traditi dalla riforma Meloni
Polemica tra Cgil e governo sulla questione degli esodati delle pensioni. Il sindacato fa riferimento ai lavoratori con carriere miste tra pubblico e privato che sarebbero penalizzati dalla stretta introdotta in Legge di bilancio. Si tratta di lavoratori passati dal settore pubblico al privato che hanno lasciato il lavoro per via di accordi con le aziende e che, finito il prepensionamento, secondo il sindacato si ritroveranno con l’assegno tagliato in media del 20%. La Cgil li ha ribattezzati gli “esodati” del governo Meloni e vi rientrano alcuni lavoratori delle ex municipalizzate poi privatizzate o di ex banche pubbliche come Banca Monte di Parma e Banca nazionale delle comunicazioni (ora in Intesa Sanpaolo). Oltre ad alcuni lavoratori in isopensione (pensionamento anticipato fino a 7 anni nelle aziende interessate da eccedenze di personale).
La risposta del ministero
Immediata la reazione del governo. Dal ministero del Lavoro fanno sapere che con la legge di Bilancio 2024, (si veda l’art. 33 della Manovra) non ci sarebbero esodati ma solo alcuni casi di lavoratori iscritti in alcune gestioni che appartenevano al pubblico impiego a cui sarà ridotto l’importo atteso della futura quota retributiva a causa dell’eliminazione del metodo più vantaggioso che avevano finora rispetto agli altri lavoratori. Prendendo il testo della manovra si legge: «Le quote di pensione a favore degli iscritti alla Cassa per le pensioni ai dipendenti degli enti locali (CPDEL), alla Cassa per le pensioni ai sanitari (CPS) e alla Cassa per le pensioni agli insegnanti di asilo e di scuole elementari parificate (CPI), liquidate a decorrere dal 1° gennaio 2024, secondo il sistema retributivo per anzianità inferiori a quindici anni, sono calcolate con l’applicazione dell’aliquota prevista nella tabella».
La stretta
La legge di Bilancio modifica infatti la norma del 1965 che dava ai lavoratori degli enti locali e a quelli sanitari aliquote vantaggiose per il calcolo della quota di pensione retributiva (oltre il 23% per il primo anno a fronte del 2% per gli altri lavoratori). Prima della legge di Bilancio, spiegano al ministero, il calcolo era particolarmente vantaggioso per alcuni dipendenti fra cui quelli degli enti locali rispetto agli altri. Ora si impone la revisione delle aliquote per tutti i dipendenti pubblici con meno di 15 anni di anzianità di servizio. Compresi sanitari e insegnanti. Per il ministero si trattava di un’aspettativa non di un diritto.
Il Corriere della Sera