Il ministro della Terza Età in effetti mancava. Un’ideona in un Paese dove i pensionati sono 16 milioni. E i giovani tra 18 e 35 anni solo 11 milioni e mezzo, per giunta poco avvezzi al voto. Una trovata che solo un leader politico over 80 come Silvio Berlusconi poteva tirare fuori dal suo specialissimo carnet dedicato alle pantere grigie: dentiere gratis, agevolazioni per la cura degli animaletti di compagnia e l’immancabile aumento di tutte le pensioni basse a 1.000 euro.
Ma la caccia al voto dei capelli grigi non è solo una specialità di Forza Italia. Difficile trovare un programma elettorale che non spenda una riga sugli anziani. Vero core business elettorale, bacino preziosissimo di consenso. Lo sanno i partiti. Lo sanno i sindacati, come dimostra lo smarcarmento molto a sinistra della Cgil in direzione Mdp, gli scissionisti Pd. Il punto però è che la maggior parte delle proposte sono figlie dell’irrealtà. Hanno costi iperuranici, non si curano della stabilità dei conti. E mancano forse di riguardo intergenerazionale. Più si parla di pensioni, più si alimenta la distanza e il rancore dei giovani.
Susanna Camusso, accorta leader Cgil, l’ha capito. E giustifica così la rottura col governo: «Non ha voluto mantenere la parola su giovani e donne». Alibi o presa di coscienza? Fatto sta che il sindacato più grande d’Italia scenderà in piazza ancora per difendere il diritto a non andare in pensione a 67 anni, perché ci sono lavori e lavori. Trovando un alleato inedito, forse sgradito. Quella Lega Nord di Salvini che dice: «Se l’obiettivo comune è la giustizia sociale, nessun problema a manifestare con la Cgil». Arriverà con la maglietta “No Fornero”, mettendo i cigiellini in imbarazzo? Perché è quello il tema forte della Lega, condiviso dai Cinquestelle: scardinare tutta la riforma del 2011, falle comprese (esodati docent). Mandando però in fumo 80 miliardi di risparmi al 2034. Cioè un pezzo della credibilità del Paese.
Non vive di miglior gloria l’idea dell’ex Cavaliere di portare tutte le mini-pensioni a 1.000 euro per 13 mensilità, raddoppiandole. Berlusconi lo considera «indispensabile e moralmente doveroso», perché «dare voce agli anziani significa dare voce alla parte più saggia della nostra società». Quanto costa? «Brunetta dice 7 miliardi», ripete il leader di Forza Italia. In realtà, il conto è assai più salato, quasi stratosferico: 37,6 miliardi da spalmare su tutti i 6 milioni e 275 mila pensionati oggi sotto i mille euro, un terzo della spesa previdenziale totale. Dentro ci sono anche le pensioni assistenziali e per gli invalidi. A chi pensa Berlusconi quando rilancia il suo slogan? Solo ai pensionati al minimo? O a tutti? Si saprà solo a urne chiuse, forse. Poca chiarezza anche in un altro pezzo di centrodestra, molto attento a nonnetti e sociale. Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, da tempo sostiene l’opportunità di prelevare dalle pensioni d’oro sopra i 5 mila euro lordi per aumentare le minime. Ma gli assegni sopra quella cifra sono solo 125 mila. E valgono 700 milioni. Pur volendo tosare il 10%, si ottengono appena 70 milioni. Briciole.
E a sinistra cosa succede? L’Mdp di Speranza e Bersani propone il rinvio a giugno di ogni decisione su “quota 67”, ora sostenuto anche dalla Cgil che prima lo giudicava una «furbizia». Occorre tempo e dati certi – dicono – per capire chi escludere dal meccanismo che aumenta l’età in base alla speranza di vita crescente. Automatismo che Mdp vorrebbe modificare. Con quali costi? Non chiari. Mdp spinge però anche sulla pensione di garanzia per i giovani, in beata solitudine. È la proposta dell’economista Reitano: valorizzare in termini di contributi gli anni spesi in formazione, nella ricerca attiva di un lavoro, nell’assistenza di figli o disabili.
Rimane il governo a maggioranza Pd. Dopo i fulmini di Renzi nel 2016 – 7 miliardi nel triennio per Ape sociale, no tax area, quattordicesima (26 miliardi fino al 2027) – quest’anno Paganini non replica, visto anche l’impatto deludente al referendum costituzionale. Il pacchetto Gentiloni vale “solo” 300 milioni per escludere dai 67 anni 15 lavori gravosi. Almeno è realistico.
Repubblica – 20 novembre 2017