Attenuazione dell’impatto della riforma previdenziale sui lavoratori della classe ’52 in possesso 35 anni di contributi e sulle donne. Penalizzazione ridotta dal 2% all’1% l’anno per chi esce anticipatamente a 61 o 60 anni di età con il canale contributivo dei 42 anni e 1 mese per gli uomini e 41 anni e 1 mese per le lavoratrici. Indicizzazione garantita al 100%, ma solo per il 2012, anche per le pensioni comprese tra i 936 e i 1.402 euro, equivalenti a tre volte il minimo. Aumento più consistente e con balzelli annuali più marcati dell’aliquota contributiva sugli “autonomi” che nel 2018 salirà al 24%, con un primo ritocco dell’1,3 già il prossimo anno.
Contributo di solidarietà del 15% sulle pensioni d’oro sopra i 200mila euro lordi annui. Recepisce, ma non senza qualche sorpresa, gran parte delle richieste arrivate da Pdl, Pd e Terzo Polo il pacchetto di ritocchi alla riforma previdenziale Fornero-Monti presentato ieri alla Camera dal Governo insieme alle ultimi correttivi alla manovra “salva Italia”.
L’emendamento, depositato nelle commissioni Bilancio e Finanze, prevede anche l’estensione ai lavoratori di Termini Imerese e dell’Alenia del meccanismo di “salvataggio” dalle nuove regole previdenziali previsto per un platea di dipendenti in mobilità luna che ora sale da 50mila a 65mila unità e comprende gli accordi sindacali siglati fino al 4 dicembre scorso. Ritocchi mirati, dunque, collocati nel solco tracciato subito dal Governo (equità, rigore e crescita) e messi a punto senza stravolgere la nuova riforma delle pensioni varata con il decreto e mantenendo invariati i saldi.
A concorrere in gran parte alla copertura è l’aumento delle aliquote contributive sugli autonomi (commercianti e artigiani), che invece di lievitare gradualmente dal 20 al 22% nel 2018 salgono subito al 21,6% nel 2012 per arrivare a quota 24% tra sei anni. Un’operazione che garantirà 6-700milioni in più del previsto, oltre 300 dei quali già il prossimo anno. Poche decine di milioni arriveranno invece dal contributo di solidarietà del 15% sugli assegni pensionistici eccedenti i 200mila euro l’anno, che il ministro, Elsa Fornero, avrebbe voluto far salire al 25 per cento.
La stessa Fornero prima che l’emendamento del Governo venisse depositato in Commissione aveva annunciato l’arrivo, «a parità di saldi di un’attenuazione, qualcosa di modesto» della riforma per i nati nel 1952, «rispetto al incremento di vita lavorativa richiesto». Una classe, quella del ’52, che, pur maturando tra quest’anno e il prossimo i requisiti per andare i pensione di anzianità con le vecchie regole, avrebbe rischiato di essere costretta a rimanere al lavoro per diversi anni per effetto del piano Fornero-Monti. Ora, con i correttivi presentati ieri, sarà garantita una sorta di corsia preferenziale anche se con “tetti” più alti rispetto all’attuale sistema dell “quote”. In particolare, chi entro il 2012 sarà in possesso di 35 anni di contributi e con le vecchie regole avrebbe maturato i requisiti per uscire prima della fine del prossimo anno potrà accedere alla pensione anticipata anche con un’età anagrafica minima di 64 anni.
Il rinvio, considerando lo stop forzato di un anno che sarebbe stato imposto dalla finestra unica (che ora non c’è più), sarà limitato a 2-3 anni. Anche per le donne viene previsto un percorso leggermente agevolato: anche quando, nel 2018, la soglia di vecchiaia sarà equiparata a quella degli uomini a 66 anni, resterà possibile uscire con 64 anni di età a condizione di aver maturato prima del 31 dicembre 2012 60 anni di età e 20 anni di contributi.
Si alleggeriscono, ma di poco, le penalizzazioni per chi opta per la pensione anticipata con il solo canale contributivo (42 anni e 1 mese per gli uomini e 41 e 1 mese per le donne): chi esce prima dei 62 anni anni di età subirà una penalizzazione annuale dell’1% (e non del 2%) se in possesso di 61 o 60 anni di età. Quanto alla rivalutazione, la pensione sarà indicizzata al 100% fino a tre volte il “minimo” (1.402 euro) ma soltanto per il 2012. Dal 2013 la perequazione sarà piena solo fino a due volte il “minimo” (936 euro). Con il correttivo apportato dal Governo almeno nel 2012 a “salvarsi” dovrebbero essere tre quarti dei pensionati Inps, compresi quelli con più pensioni visto che il blocco dell’indicizzazione dovrebbe riguardare i singoli assegni.