Il correttivo, dunque, conferma, come già annunciato dal governo, che sono salve le pensioni di vecchiaia di tutte le categorie interessate. E salvi sono anche i diritti acquisiti maturati a tutto il 31 dicembre 2023. Ad essere esclusi dal giro di vite previdenziale sono anche medici, infermieri, dipendenti degli enti locali, maestri e ufficiali giudiziari collocati a riposo d’ufficio per il raggiungimento dell’anzianità massima di servizio prevista.
Un alleggerimento che affievolisce la portata di un intervento che aveva anche l’obiettivo di addolcire la “gobba pensionistica” riducendo, a regime, di circa 21 miliardi la spesa previdenziale. E proprio per non rendere troppo marcato l’impatto dei ritocchi sui conti pubblici (e forse anche per rassicurare la Ue), il governo ha individuato una sorta di parziale compensazione dilatando le finestre d’uscita per tutte le categorie interessate: a 3 mesi nel 2024, a 4 mesi nel 2025, a 5 mesi nel 2026, a 7 mesi nel 2027 fino a 9 mesi a partire dal 2028. Un intervento che consentirà di recuperare circa 3 miliardi fino al 2033, e di limitare a circa 9,1 miliardi il maggior onere per la finanza pubblica rispetto alla versione originaria della manovra, anche grazie agli 1,6 miliardi recuperati con il taglio, a partire del 2033, del Fondo sanitario nazionale. Con l’emendamento presentato a palazzo Madama la minor spesa pensionistica prevista si attesta, a regime, a circa 12 miliardi.
Questi correttivi non sembrano però essere serviti ad evitare le tre giornate di sciopero indette per gennaio dal sindacati dei medici e dirigenti sanitari, Anaao-Assomed, che al momento conferma la mobilitazione. E afferma: «Qualcosa è cambiato», ma «non abbastanza». E anche il sindacato degli infermieri concorda. Dure le opposizioni. Il capogruppo Dem al Senato, Francesco Boccia, dice che «la toppa è peggio del buco», così siamo a «Quota 46». «Da un governo che aveva annunciato Quota 41 e il superamento della legge Fornero arriva un peggioramento delle pensioni», ribadisce, sempre per il Pd, Daniele Manca. Che aggiunge: «Siamo all’accanimento terapeutico per tutto il pilastro pubblico: previdenza, istruzione, enti locali e salute sono nel mirino, come confermano i previsti nuovi tagli dal 2033 al Fondo sanitario nazionale». Per il M5S, Orfeo Mazzella, Barbara Guidolin e Elisa Pirro parlano di «un gioco delle tre carte» sulle pensioni: «l’esecutivo continua a usare la previdenza come un bancomat». Ma il sottosegretario al Lavoro, il leghista Claudio Durigon, difende l’emendamento sottolineando che era giusto fare correzioni perché tutte la manovre hanno bisogno di essere migliorate in corsa.