Proprio in quest’ultima direzione si colloca l’intervento della manovra che elimina il vincolo di 1,5 volte l’assegno sociale (allineandolo a questo trattamento) per consentire ai lavoratori interamente contributivi di accedere alla pensione di vecchiaia con 67 anni. Ma la stessa manovra, al tempo stesso, alza per gli stessi lavoratori contributivi da 2,8 a 3 volte l’assegno sociale la soglia da maturare per il pensionamento anticipato (seppure con sconti per le donne con figli). Due ritocchi in apparente contraddizione tra loro, ma che in ogni caso lasciano tutto da definire il dispositivo per dare una tutela previdenziale certa ai giovani, magari aprendo al strada a forme pensionistiche di garanzia e a meccanismi iper-agevolati per il riscatto della laurea e dei periodi di formazione lavorativa.
Potenziali misure che si scontrano però con un’altra esigenza del governo: quella di contenere la corsa della spesa previdenziale, che secondo le ultime stime dei tecnici del Mef è destinata a salire fino al 17,2% del Pil nel 2035 anche per effetto dell’andamento demografico. Una necessità che condizionerà anche le scelte strutturali sulla flessibilità in uscita. La Lega punta ancora a Quota 41 con, comunque, il ricalcolo contributivo dell’assegno. Che sarà il passaggio obbligato prima di accedere a qualsiasi via di pensionamento anticipato, sulla falsariga, di fatto, delle misure ponte adottate per il 2024 con la manovra all’esame del Parlamento.
Proprio per rendere più solida la ”copertura previdenziale” dei lavoratori il governo cercherà di rilanciare la previdenza complementare. Un’operazione già in qualche modo prefigurata dalle indicazioni formulate dall’Osservatorio sulla spesa previdenziale (l’organismo del ministero del Lavoro),al termine degli incontri tecnici con le parti sociali della scorsa estate, che però il governo è stato costretto a rimandare per mancanza di risorse. Anche se non è escluso che qualche misure possa viaggiare lungo il solco della fase attuativa della delega fiscale. A dare il suo contributo per la riforma in arrivo sarà anche il Cnel con un apposito gruppo di lavoro: «sulle pensioni, dopo anni di “bricolage” e di manutenzione, oggi è il momento di guardare al futuro», ha detto il presidente Renato Brunetta parlando all’assemblea.