Il cumulo gratuito dei versamenti effettuati in diverse gestioni viene esteso anche ai professionisti iscritti alle Casse privatizzate. E l’ottava salvaguardia si allarga ad altri tremila ex-lavoratori, facendo salire così la garanzia al pensionamento con i requisiti pre-Fornero a 30.700 soggetti. Di più. Viene stabilito in 14 giorni il termine per recedere al contratto di assicurazione stipulato dai pensionandi che chiedono l’Ape, e questo anticipo finanziario a garanzia pensionistica verrà considerato come un credito al consumo anche se la somma complessiva richiesta sarà superiore alla soglia dei 75mila euro.
Eccole le ultime novità in materia previdenziale sfornate ieri dalla commissione Bilancio della Camera nella lunga seduta che ha portato al primo via libera alla manovra che, oggi, sarà votata in Aula. Novità cui va aggiunta naturalmente la norma su “opzione donna” approvata ieri e che consentirà di beneficiare dell’uscita anticipata con ricalcolo contributivo anche alla lavoratrici con 35 anni di versamenti che sono nate negli ultimi tre mesi del 1958 se dipendenti e del 1957 se autonome.
Il cumulo gratuito dei periodi assicurativi esteso alla Casse privatizzate non sarà oneroso per queste ultime. L’emendamento approvato prevede infatti come copertura un definanziamento per 210 milioni, nei primi tre anni di applicazione, del fondo per gli interventi strutturali e del fondo per le esigenze indifferibili; definanziamento che diviene strutturale per 100 milioni a decorrere dal 2019. Secondo le stime Inps elaborate sul vecchio disegno di legge presentato un paio di anni fa da Maria Luisa Gnecchi (Pd), che ieri ha sostenuto con forza l’emendamento, questa norma potrebbe interessare nei prossimi tre anni 34-35mila professionisti, mentre dal 2020 in poi le platee di uscita oscillerebbero tra i 13 e i 15mila l’anno.
L’altra correzione significativa arrivata ieri riguarda l’ottava salvaguardia-esodati. Si tratta di circa 3mila lavoratori che hanno cessato il loro impiego sulla base di accordi governativi e non siglati entro il 2011 e che sono poi passati in mobilità: per loro il termine entro il quale devono aver cessato l’attività lavorativa è posticipato al 31 dicembre 2014 (contro il 31 dicembre 2012 previsto dal disegno di legge). La misura costa 161 milioni di euro nel prossimo decennio e verrà coperta sempre ricorrendo al Fondo per interventi strutturali di politica economica. «Con questa misura il numero salvaguardati sale, dai precedenti 27.700 a 30.700 portando complessivamente i salvaguardati ad oltre 160mila» ha commentato soddisfatto il presidente della Commissione Lavoro, Cesare Damiano.
Altro emendamento approvato ieri prevede una delega al ministero del Lavoro per adottare un decreto di semplificazione della documentazione necessaria a dimostrare la condizione di lavoratore usurante. Infine, per le aziende gli enti bilaterali o i fondi di solidarietà si prevede la possibilità, sulla base di un accordo con il lavoratore interessato che va in Ape, di effettuare un versamento unico per incrementare il montante contributivo. Il versamento, che di fatto copre gli oneri del rimborso dell’anticipo finanziario, scatta con la prima rata dell’Ape.
Il Sole 24 Ore – 25 novembre 2016