Francesco Bisozzi, Il Messaggero. Il cantiere pensioni procede. Sul tavolo del governo ci sono nuove misure per implementare la cosiddetta staffetta generazionale, il meccanismo che offre la possibilità ai dipendenti prossimi alla pensione di trasformare (a parità di contributi) il tempo pieno in part time, a patto che il datore di lavoro assuma contestualmente un under 35. Era stato lo stesso ministro del lavoro Marina Calderone, durante un’audizione in Senato, ad aprire a un progetto di ricambio generazionale che da un lato permettesse un pensionamento anticipato di qualche anno e dall’altro consentisse il ricambio generazionale.
L’idea sarebbe insomma di permettere di ridurre l’orario di lavoro, magari dimezzandolo (su base volontaria) a chi si trova a due o tre anni dalla pensione. Il lavoratore rimarrebbe alle dipendenze dell’azienda ottenendo metà stipendio e metà pensione, ma i contributi continuerebbero ad essere versati. In questo modo a 67 anni potrebbe avere un assegno pieno senza le decurtazioni di una Quota 103 o del ricalcolo contributivo di Opzione Donna.
Grazie a questo sistema i profili senior con elevate competenze potrebbero trasferire il loro know how ai giovani agevolando il ricambio generazionale. L’idea è quella di facilitare il ricorso alla staffetta generazionale eliminando una serie di paletti che finora hanno ingessato la misura. Si tratterebbe di una delle misure contenute nel «pacchetto pensioni per i giovani» annunciato nei giorni scorsi direttamente dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
Per il resto sul tavolo ci sono diverse riconferme. Per Quota 103, il pensionamento con 41 anni di contributi e 62 di età, servono circa 300 milioni di euro nel 2024. Considerato che per il pacchetto pensioni il governo al momento ha a disposizione non più di un miliardo e mezzo, il bis di Quota 103 sembra ormai scontato. L’esecutivo è a caccia di risorse per calare a terra la prossima legge di Bilancio e molti interventi sono considerati a rischio in questa fase.
Per il pacchetto pensioni, come detto, ci sarebbero 1-1,5 miliardi di euro, al netto della dote da recuperare per indicizzare i trattamenti pensionistici all’inflazione. Sul fronte previdenziale la priorità è scongiurare il ritorno alle regole della Fornero, con cui il governo Monti aveva messo in sicurezza i conti dello Stato dopo la crisi dello spread. Scaduta a fine anno Quota 103, nel 2024 con la legge Fornero si tornerebbe ad andare in pensione con 67 anni e almeno 20 di contributi, oppure con 42 anni e 10 mesi di contributi a prescindere dall’età.
Accantonata l’ipotesi Quota 41 (uscita a partire da 62 anni oppure con 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica), in quanto troppo onerosa, visto che secondo i calcoli dell’Inps costerebbe circa 4 miliardi di euro il primo anno e 75 in dieci, l’unica strada percorribile sembra essere quella che porterebbe alla riconferma, almeno per un anno, di Quota 103, soluzione tampone introdotta dal precedente governo guidato da Mario Draghi e senz’altro più sostenibile da un punto di vista finanziario.