Ora l’assegno reale senza altre maggiorazioni o arretrati
Come sappiamo, l’adeguamento di tutti gli assegni pensionistici è slittato al marzo scorso, quando finalmente un po’ tutti i pensionati italiani hanno visto aumentare la loro mensilità. A gennaio infatti erano state rivalutate solo le pensioni fino a quattro volte il minimo, con l’assegno maggiorato del 7,3%. L’assegno di marzo è invece stato adeguato anche per tutte le altre pensioni (dai 2.100 euro in su), ma era arrivato maggiorato degli arretrati di gennaio e febbraio. E’ dunque da questo mese (ovvero da lunedì 3 aprile) che i pensionati possono vedere la loro mensilità reale adeguata all’inflazione e senza aggiunte legate agli arretrati.
Lo schema di rivalutazione delle pensioni introdotto dalla Manovra 2023 ha previsto che gli assegni fino a 4 volte il minimo siano rivalutati al 100%, quelli fino a 5 volte all’85%, quelli tra 5 e 6 volte il minimo al 53%, quelli tra 6 e 8 volte il minimo al 47%, quelli da 8 a 10 volte il minimo al 37%; e al 32% quelli oltre 10 volte il minimo. Più sale la pensione, dunque, più l’adeguamento diminuisce rispetto a quanto si avrebbe ricevuto se il sistema in vigore fino al 2022 fosse rimasto inalterato. Vediamo allora a quanto ammontano le nuove pensioni.
Pensioni tra 4 e 5 volte la minima: rivalutazione dell’85%
Come detto, le percentuali di rivalutazione per gli assegni oltre 4 volte il minimo, scendono all’aumentare dell’importo della pensione. Chi ha un reddito tra le quattro e le cinque volte il minimo lordo (quindi tra 2.101,52 e 2.626,90 euro) dal marzo scorso ha una rivalutazione dell’85%. Questo significa che chi ha una pensione lorda di 2.626 euro ha ricevuto un aumento di circa 162 euro, pari al 6,2%.
Pensioni tra 5 e 6 volte la minima: rivalutazione del 53%
Chi ha una pensione tra cinque e sei volte la minima, vale a dire tra i 2.626,91 e i 3.152,28 euro, ha avuto una rivalutazione del 53%, l’aumento non è stato quindi del 7,3%, ma del 3,869%. Chi ha una pensione di circa 3.150 euro lordi, ad esempio, ha avuto un aumento di circa 121 euro. Meno di chi ha una pensione pari a cinque volte il minimo e soprattutto meno di quanto avrebbe preso con il sistema di rivalutazione precedente, che gli avrebbe garantito un aumento di circa 172 euro.
Pensioni tra 6 e 8 volte la minima: rivalutazione del 47%
Le pensioni tra sei e otto volte la minima hanno avuto una rivalutazione del 47%, che si traduce in un aumento del 3,43% circa. Chi ha una pensione di 4.200 euro lordi, ad esempio, ha avuto un aumento di 144 euro circa contro i 229 che avrebbe avuto con il sistema in vigore fino al 2022.
Pensioni tra 8 a 10 volte il minimo: rivalutazione del 37%
Gli assegni tra otto e dieci volte il minimo lordo hanno avuto una rivalutazione del 37%. Questo significa che una persona che aveva una pensione lorda di circa 5.250 euro, circa dieci volte il minimo, ha avuto un aumento del 2,70%, vale a dire circa 141 euro in più. Con il sistema vecchio, invece, si sarebbe trovata con circa 287 euro in più.
Pensioni superiori a 10 volte il minimo: rivalutazione del 32%
I trattamenti che superano di oltre dieci volte il minimo sono i più penalizzati di tutti, con una rivalutazione che non supera il 32%. Chi aveva una pensione lorda di 5.350 euro, ad esempio, ha ottenuto un aumento del 2,33%, vale a dire 124 euro in più. Con il vecchio sistema che prevedeva una rivalutazione del 75% per tutti gli assegni oltre 5 volte il minimo avrebbe avuto un aumento di poco meno di 300 euro.
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