Dell’effetto Inpdap sul disavanzo dell’Inps ormai sappiamo tutto. Ma a due giorni dall’ultimo campanello d’allarme suonato dalla Corte dei conti, è il Bilancio sociale 2012 dell’Istituto previdenziale pubblico presentato questa mattina a Roma a sollevare il velo sull’altra vera causa dello squilibrio che, dal sostanziale pareggio del 2011, ha portato al saldo negativo di 9,78 miliardi dell’anno scorso.
Quest’altra causa sono i maggiori trasferimenti sostenuti per finanziare gli ammortizzatori sociali.
Crescita a doppia cifra della contribuzione figurativa
Nel 2012 le uscite correnti sono aumentate di circa 8 miliardi (+2,6%) passando da 308 a 315 miliardi, un salto determinato dalle maggiori prestazioni ma, anche, da una crescita a doppia cifra (15%) dei contributi fiscalizzati alle imprese, la cosiddetta “contribuzione figurativa” che vale quasi la metà della spesa per ammortizzatori sociali (10,1 miliardi contro i 12,6 di sussidi pagati l’anno scorso). Nel quinto anno della lunga recessione (-2,4% il Pil rispetto al 2011, mentre quest’anno dovremmo fermarci a -1,9) le entrate contributive si sono ridotte di 2,5 miliardi mentre sono aumentati di 9,7 miliardi (+11,6%) i trasferimenti dello Stato, con il risultato noto di quei 9,8 miliardi di disavanzo su cui da mesi s’è focalizzata l’attenzione generale.
L’effetto crisi
Il Bilancio sociale, come di tradizione, offre una visione più ampia dell’impatto in termini reali delle prestazione erogate dall’Inps, l’Istituto che intermedia una spesa pari al 48% del Pil, con il 98% dei lavoratori assicurati e l’85% delle pensioni pagate mensilmente. Nell’anno peggiore della crisi e di caduta del reddito disponibile delle famiglie (-9,8% dal 2008) i trasferimenti dell’Inps hanno assicurato il 20% del totale dei redditi disponibili (contro il 17% del 2008). In cinque anni il calo del reddito disponibile è stato di 18 miliardi, causato sia dalla riduzione dei redditi primari per 40 miliardi sia da un aumento del prelievo fiscale pari a 12 miliardi, per un totale di 52 miliardi. A compensare parzialmente questa caduta sono stati i 35 miliardi di prestazioni sociali Inps.
Il calo delle nuove prestazioni
Si diceva della spesa per ammortizzatori sociali. È aumentata di circa il 19% nel 2012 rispetto all’anno prima, passando da 19,1 a 22,7 miliardi, cifra che comprende i già citati contributi figurativi a carico della fiscalità generale. Questa spesa complessiva è stata coperta per il 37,5% dai contributi di lavoratori e imprese e per il resto dallo Stato. Guardando invece alle pensioni nel primo anno di attuazione della riforma Fornero, s’è invece verificato un calo sia delle nuove prestazioni (-7,4%) sia della spesa complessiva annua (-7,7%, per un risparmio di circa 9,3 miliardi. Metà delle nuove pensioni andate in pagamento l’anno scorso (1.146.340 in tutto) sono andate a lavoratori in uscita dal settore privato, il 20 % dal settore pubblico, il 22% dal lavoro autonomo e il 3,3% agli iscritti alla gestione separata (lavoro parasubordinato). L’età media al momento del ritiro è stata di 58,8 anni per i privati e 60 per i pubblici e 60,4 per gli autonomi. Molto differenziati gli importi medi: si va dai 1.300 euro di un autonomo ai 2.000 di un dipendente per gli assegni di anzianità (oltre i 2.500 se dipendenti pubblici) agli 894 euro medi di una pensione di vecchiaia (ma con la fortissima distanza tra privati e autonomi, compresa tra 650 e 800 euro, e i pubblici con 2.200 euro, mentre i parasubordinati si fermano su un assegno di vecchiaia medio di appena 185 euro)
Il Sole 24 Ore – 5 dicembre 2013