La Manovra approvata a fine anno ritocca al basso le pensioni anticipate di alcuni dipendenti pubblici, medici inclusi, e incrementa le tariffe degli straordinari dei professionisti in ospedale per combattere le liste d’attesa nel Servizio sanitario: due aspetti che non sono piaciuti alla dirigenza medica. In particolare, il primo ha rivestito un ruolo chiave negli scioperi indetti dai sindacati confederali e autonomi fra novembre e dicembre. A gennaio c’è il rischio che si replichi, e che si fermino le prestazioni nel Servizio sanitario. Addio recupero delle visite ambulatoriali dei pazienti? In realtà, il ministro della Salute Orazio Schillaci ha detto che nei 2,4 miliardi di euro cui lo stato attingerà per pagare i dipendenti pubblici e quelli Ssn sono inclusi aumenti dell’indennità di specificità – cioè una voce dello stipendio legata all’attività istituzionale – sia per i medici sia per gli infermieri. Bisognerà vedere se detti aumenti saranno tali da impattare sul quotidiano delle corsie. Un altro capitolo che ancora sembra tutto da maturare riguarda la trattativa per la convenzione di medicina generale. Alla Sisac, struttura interregionale che fa da controparte ai sindacati, si tratta ancora sul triennio 2019-21 per una convenzione che, quando nascerà, sarà già scaduta da tre anni.
Case ed ospedali di comunità e riforma dell’assistenza domiciliare e della medicina territoriale, essendo finanziati dai fondi del Piano di Ripresa e Resilienza a partire dal 2022, entreranno in scena nell’accordo successivo, il 2022-24. I sindacati principali non disdegnerebbero un accordo ponte per il triennio scaduto. Le risorse per finanziarlo in teoria sono state “fermate”: nella Finanziaria in fase di approvazione al (medicina generale, pediatria di libera scelta, specialisti ambulatoriali, hanno ottenuto l’accesso ai fondi, già citati, da utilizzare per tutti i contratti. Bisogna inoltre usare i circa 200 milioni rimasti dello stanziamento del 2019: 235 milioni, per dotare gli studi dei medici di famiglia di mezzi diagnostici acquistati dalle Asl. Al momento i tavoli sembrano andare a rilento. In Sisac le delegazioni dei medici di famiglia continuano ad essere ricevute separatamente. Il 9 gennaio è programmato un giro con i pediatri. Ogni delegazione fa proprie proposte: FMT pone un accento particolare sul Welfare dei liberi professionisti convenzionati, chiedendo interventi a garanzia del diritto a maternità e gravidanza delle donne medico; il sindacato Medici Italiani, che ha appena aderito a Confsal, richiama l’attenzione sulla continuità assistenziale, attività sempre più complementare all’assistenza primaria (crescono i medici a ruolo misto, retribuiti a scelte ed ore) e sempre meno vista come “medicina della notte”, in un contesto in cui i presìdi notturni vengono chiusi.
Per la medicina territoriale le misure più sostanziali sono forse altre. In parallelo alla legge delega sulla semplificazione amministrativa il governo ha approvato un decreto attuativo che prevede per sempre da gennaio la ricetta dematerializzata per tutti i farmaci sia di fascia A sia di fascia C. Il medico di famiglia non dovrà mai più stampare i promemoria per il paziente che va in farmacia con la prescrizione. Inoltre, si conferma la ripetibilità delle ricette per i malati cronici: in prospettiva illimitata, anche per esami e visite all’interno del disease management di una specifica cronicità, ma al momento fino ad un anno. Nel curare patologie croniche, il medico ora può indicare nella ricetta “dem” ripetibile, sulla base del protocollo terapeutico individuale, la posologia e il numero di confezioni dispensabili nell’arco massimo di 12 mesi. Dovrebbero iniziare a produrre effetti negli studi dei Mmg semplificazioni per iter come quelli per le agevolazioni a invalidi, disabili, ciechi, sordi. Fra tante buone idee, un’incombenza che parte da gennaio 2024 e viene da lontano, dal Milleproroghe dello scorso febbraio: l’obbligo per i sanitari liberi professionisti contribuenti forfettari, con reddito entro 25 mila euro, di fare fattura elettronica e spedire i dati delle prestazioni ai pazienti non più sul sistema Tessera Sanitaria ma sul Sistema d’interscambio-SdI. Quest’ultimo sistema di accoglienza dati adesso risulta idoneo alla tutela dei dati sensibili e tra un anno il divieto di fattura elettronica potrebbe saltare per medici, infermieri, dentisti & co.
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