Il Sole 24 Ore, Marco Rogari. Fino a 64mila. Sono le nuove uscite stimate nel 2023 con le misure “ponte” sulle pensioni che sono previste dalla manovra nella versione corretta dalla Camera, in attesa che a gennaio parta il tavolo sulla nuova riforma organica per superare la legge Fornero. Oltre due terzi dovrebbero essere collegate all’introduzione per un anno della nuova Quota 103, per la quale è ipotizzata una platea potenziale di 41.100 soggetti. Altre 20mila dovrebbero essere alimentate dalla proroga per 12 mesi dell’Ape sociale con gli attuali requisiti.
La nuova rivalutazione
Con la (quasi) legge di Bilancio scatta anche il nuovo meccanismo di rivalutazione a sei fasce, con una stretta sui trattamenti di importo superiore alle quattro volte il minimo e l’indicizzazione maggiorata per le “minime”, che arrivano a circa 570 euro. E che salgono a 600 euro mensili per gli «over 75». Viene poi confermata la perequazione piena per i trattamenti fino a 4 volte il minimo (2.101 euro lordi al mese) ma è anche attenuato il taglio su quelli fino a 5 volte il minimo (2.626 euro), con l’indicizzazione che lievita all’85% dall’80% previsto in origine. È però anche rafforzata la stretta sugli assegni con importi superiori: la rivalutazione passa dal 55% al 53% tra 5 e 6 volte il minimo (3.150 euro mensili); da 50% a 47% tra 6 e 8 volte il minimo (4.200 euro); da 40% a 37% tra 8 e 10 volte il minimo (5.250 euro) e da 35% a 32% negli assegni oltre le 10 volte il minimo.
Arriva Quota 103
L’esecutivo Meloni ha deciso di sostituire Quota 102 con Quota 103, che nel 2023 potrà essere utilizzata per 12 mesi da chi al 1° gennaio avrà maturato 62 anni d’età e 41 anni di versamenti. Il diritto alla pensione anticipata conseguito entro il 31 dicembre 2023 potrà essere esercitato anche successivamente a questa scadenza. Fino al raggiungimento della soglia di vecchiaia il trattamento con Quota 103 non sarà cumulabile con altro reddito da lavoro, ad esclusione di quello autonomo “occasionale” non oltre i 5mila euro. La manovra prevede che l’importo della pensione non potrà comunque superare il livello pari a 5 volte il minimo Inps (pari a circa 36.643 euro l’anno, sulla base di quanto indicato nella relazione tecnica della manovra).
Il bonus Maroni
I lavoratori in possesso dei requisiti per il pensionamento con Quota 103 potranno anche optare per un rinvio beneficiando di un incentivo (se ne stimano 6.500), sulla falsariga del cosiddetto bonus Maroni. Che corrisponderà al trasferimento direttamente nello stipendio della quota di contributi a carico a carico del lavoratore dipendente (circa il 9,19%).
Opzione donna e Ape sociale
Attualmente, e fino al 31 dicembre, l’uscita anticipata, con il ricalcolo contributivo dell’assegno, è consentita alle lavoratrici che abbiano maturato 58 anni d’età (59 se “autonome”) e 35 anni di versamenti. Per effetto della manovra, dal 1° gennaio 2023 questo “canale” sarà accessibile, avendo raggiunto i 60 anni di età, solo alle lavoratrici che siano in possesso, alternativamente, di specifici requisiti: assistano il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap grave; abbiano un’invalidità civile uguale o superiore al 74%; siano lavoratrici licenziate o dipendenti da imprese per le quali è attivo un tavolo per la gestione della crisi aziendale. È poi previsto l’abbassamento della soglia anagrafica di un anno per le lavoratrici con un figlio (uscita a 59 anni) e di due anni per quello con due o più figli (uscita a 58 anni). Nel 2023 resterà attiva l’Ape sociale che, con gli attuali requisiti, potrà essere utilizzata dai lavoratori in particolare difficoltà, come disoccupati di lungo corso, caregiver o invalidi civili.
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