Tutti lasceranno il lavoro piu tardi; le pensioni, tranne quelle fino a tre volte il minimo, subiranno un taglio dell’adeguamento al costo della vita; e sui trattamenti superiori a 90 mila euro l’anno scatterà un prelievo straordinario. Queste le novità sulla previdenza. Età. Resteranno più a lungo al lavoro anche coloro che, dal prossimo gennaio, raggiungeranno 40 anni di contributi. Il tabù dell’intoccabilità dei 40 anni di lavoro, per cui si andava in pensione immediatamente dopo il raggiungimento del requisito contributivo indipendentemente dall’età anagrafica, era già stato intaccato l’anno scorso con la legge 122 che aveva introdotto la «finestra mobile» per tutti i lavoratori.
Dodici mesi di attesa tra la maturazione dei requisiti e la decorrenza della pensione per i lavoratori dipendenti e 18 mesi per gli autonomi. Nonostante le polemiche e le promesse fatte, la norma non esentò quelli con 40 anni di contributi, che quindi ora vanno in pensione a 41 o a 41 anni e mezzo, rimettendoci tra l’altro l’ultimo anno o anno e mezzo di contributi perché il massimo di anzianità utilizzabile per il calcolo della pensione è rimasto a 40 anni. Adesso l’emendamento al decreto stabilisce che chi va in pensione con 40 anni di contributi dovrà aspettare un altro mese in più rispetto alla finestra mobile nel 2012, due mesi nel 2013 e tre mesi nel 2014. Questo significa che un lavoratore dipendente nel 2014 potrà lasciare il lavoro senza il requisito dell’età solo dopo 41 anni e tre mesi. Vanno con la vecchia finestra mobile solo coloro che maturano i requisiti entro il 31 dicembre di quest’anno e i primi 5 mila lavoratori in mobilità che li matureranno nel 2012.
Anche tutti gli altri lavoratori, quelli che hanno bisogno del requisito d’età, dovranno però aspettare di più. Il decreto emendato prevede infatti che l’aggancio triennale dell’età pensionabile alla speranza di vita scatti già dal 2013 anziché dal 2014 come prevedeva il testo iniziale del decreto. Di scatto triennale in scatto triennale (3-4 mesi in più ogni volta), nel 2050, per andare in pensione di vecchiaia ci vorranno circa 70 anni.
Importi. Sulle pensioni più ricche scatta, dal primo agosto 2011 e fino al 31 dicembre 2014, un prelievo straordinario: del 5% sugli importi superiori a 90 mila euro lordi l’anno e fino a 150 mila euro, del 10% per la parte eventualmente eccedente. A formare l’importo concorrono anche i trattamenti di pensione integrativa. Infine viene limitato per gli anni 2012 e 2013 l’adeguamento degli assegni al costo della vita, sia pure in maniera più lieve rispetto al testo iniziale. Si salvano solo le pensioni fino a tre volte il minimo, cioè non superiori a 1.402,29 euro al mese, per le quali resta l’indicizzazione al 100%, che invece scende al 70% sulle pensioni fra tre e cinque volte il minimo (cioè non superiori a 2.337,15 euro). Nessun adeguamento invece per gli importi maggiori.
Corriere.it – 15 luglio 2011 09:19