In Campania la situazione epidemiologica per brucellosi e tubercolosi bovina e bufalina sta peggiorando. Tanto che il 30 settembre scorso Paolo Sarnelli, responsabile del Settore Veterinario dell’Assessorato alla Sanità di Regione Campania ha firmato un Decreto Dirigenziale per la rimodulazione delle aree cluster di infezione per brucellosi e tubercolosi bovina e bufalina, che risultano così ampliate rispetto a quanto previsto dalla delibera di Giunta n.104 dell’8 marzo 2022, con la quale Regione Campania si è data il nuovo Programma Obbligatorio di Eradicazione delle Malattie Infettive delle Specie Bovina e Bufalina in Regione Campania.
E le infezioni avanzano, spostandosi dentro la provincia di Caserta: dal Basso Volturno fin verso il vulcano spento di Roccamonfina, monte Massico ed il massiccio del Matese, ma anche fuori provincia: a Salerno e nella recentemente dichiarata indenne Avellino.
Intanto, la Consulta sullo Statuto del Consiglio Regionale della Campania ha riconosciuto legittima la delibera di Giunta Regionale, con la quale è stato approvato il Programma di Eradicazione delle Zoonosi, ma adombra il dubbio che l’atto possa essere addirittura anticostituzionale ed impugnabile nel merito: un destro per gli allevatori di Altragricoltura che attendono un pronunciamento del Tar.
Brucellosi, in aumento i comuni area cluster
Cancello ed Arnone, Castel Volturno, Grazzanise e Santa Maria La Fossa erano i comuni inizialmente dichiarati area cluster d’infezione da brucellosi per l’intero territorio quali, poiché almeno il 50% presentava focolai attivi negli ultimi 2 anni, con esclusione delle aziende oggetto di stamping out e mai state sede di focolaio successivamente all’eventuale ripopolamento: tutti in provincia di Caserta e localizzati nel comprensorio del Basso Volturno.
Con la rimodulazione del 30 settembre si aggiungono a questa lista i comuni di Francolise, Carinola e Sparanise, segno che l’infezione si è accanita anche sulla destra idrografica del Volturno e inizia a guadagnare terreno verso i territori più a monte, che raggiungono l’agro Caleno e i primi contrafforti del vulcano di Roccamonfina.
Poi ci sono le aree cluster d’infezione grandi meno del 50% del territorio comunale e si trovano in altri centri. Da Calvi Risorta a Capua, Falciano del Massico, Mondragone, Pastorano, Pignataro Maggiore, fino a Vitulazio, Villa Literno e San Tammaro. E poi c’è Salerno, dove la brucellosi si rifà viva nelle zone interne del Cilento: a Futani, Montano Antilia e Centola.
Tubercolosi, anche un focolaio in zona indenne
I comuni inizialmente dichiarati area cluster d’infezione da tubercolosi per l’intero territorio erano, anche in questo caso, Cancello ed Arnone, Castel Volturno, Grazzanise e Santa Maria La Fossa, in provincia di Caserta. Si affianca però il comune di Chiusano San Domenico in provincia di Avellino: in piena zona dichiarata recentemente ufficialmente indenne dalla Ue. Nelle aree cluster minori del 50% di territori la Tbc permane dei territori comunali casertani e colpisce gli allevamenti nei comuni di Bellona, Capua, Carinola, Casal di Principe, Cellole, Falciano del Massico, Francolise, Mondragone, Pastorano, Pignataro Maggiore e Sant’Angelo d’Alife, Sessa Aurunca, Villa Literno e Vitulazio.
Piano di Eradicazione, rischio nullità
La delibera di Giunta regionale della Campania che ha approvato l’8 marzo scorso il Programma di Eradicazione delle Zoonosi è “legittima sul piano della competenza, legittimi i suoi effetti“. Ma è “Fatto salvo l’esame di merito delle singole disposizioni contenute in detta delibera”. È questo in sintesi il parere della Consulta di Garanzia Statutaria. Le norme contenute in delibera – secondo il parere della Consulta – potrebbero essere troppo generiche perché fondate con una certa approssimazione solo su un accordo tra Giunta regionale della Campania e Ministero della Salute e con richiami non circostanziati alla normativa Ue di riferimento: un elemento che, come proposto da una recente Ordinanza del Consiglio di Stato, la numero 8071/2022, potrebbe portare il Tar Campania a contestare l’incostituzionalità dell’atto, che ne determinerebbe la nullità.
Tanto potrebbe ben avvenire poiché il Tar Campania è stato già adito dagli allevatori di Altragricoltura, i quali contestano l’illegittimità del Piano, come già fatto per le singole ordinanze di abbattimento dei capi bufalini dichiarati infetti per violazione della normativa europea che sarebbe stata aggirata.
Gli allevatori infatti reclamano come l’articolo 9 del Regolamento Ue 689/2020 impone – per individuare gli animali infetti da Brc e Tbc da abbattere – come prime analisi da eseguirsi quelle dirette, di isolamento dei batteri, e solo in seconda istanza le analisi indirette, indicate invece dal Programma della Campania come analisi anche di prima istanza.
Fonte: AgroNotizie