Elena Dusi, Repubblica. La variante delta, o indiana, spaventa la Gran Bretagna. Più contagiosa del 40-60% rispetto all’inglese, che a sua volta superava del 50% il ceppo della prima ondata, rappresenta il 91% dei casi in Inghilterra. A lei è legato l’aumento dei contagi — 7-8mila al giorno, mai così alti da febbraio — che frena le riaperture in Inghilterra. E anche il nostro primo ministro Mario Draghi avverte: «Se dovessero schizzare su i contagi, anche noi dovremmo reinserire la quarantena per chi proviene dall’Inghilterra».
Il timore dell’indiana è che sia più trasmissibile anche fra bambini e adolescenti. Ma per ora non ci sono prove. Né esistono evidenze che provochi sintomi più gravi. La sua letalità è all’1%, più o meno come gli altri ceppi. «In Italia — spiega Massimo Ciccozzi, che insegna Statistica medica ed epidemiologia al Campus Biomedico di Roma — il monitoraggio dà l’indiana all’1%, ma è un dato sottostimato. Per identificarla serve il sequenziamento del genoma del coronavirus, un’operazione complessa che da noi non viene svolta di frequente». Un paio di focolai sono stati individuati a Brindisi e Milano. Qui la persona contagiata in una palestra era vaccinata con due dosi.
È un segnale allarmante. Anche per l’Oms l’Europa rischia l’ondata d’autunno per via della delta. Ma fino a che punto l’ansia è giustificata? Alla contagiosità si aggiunge il timore che i vaccini siano meno efficaci, come il caso di Milano suggerirebbe. In Gran Bretagna 12 persone sono morte con la delta dopo entrambe le dosi. Uno studio di laboratorio, sempre britannico, ha osservato che gli anticorpi dei vaccinati, di fronte al nuovo ceppo, hanno un’efficacia 5,8 volte inferiore rispetto al ceppo inglese. Una dose di Pfizer offre una protezione solo del 33%. Bisogna avere due dosi per raggiungere un buon livello: oltre il 70%, comunque inferiore rispetto al 95% osservato nelle sperimentazioni, condotte prima dell’arrivo delle varianti.
Il ritorno dei contagi in un paese come la Gran Bretagna, che ha vaccinato con una dose il 62% della popolazione, ha messo sotto accusa la scelta di Londra di ritardare i richiami. Un vaccinato su tre è ancora in attesa della seconda puntura. «Per essere protetti servono due dosi. Il caso inglese ne è la conferma più lampante» sostiene Fausto Baldanti, direttore del laboratorio di virologia del San Matteo di Pavia. Londra nel frattempo è tornata sui suoi passi, cercando di accelerare i richiami. Ma per Baldanti la lezione dovrebbe essere imparata fino in fondo. «Le 12 persone morte nonostante il vaccino possono essere pazienti fragili. Esistono persone che non rispondono a due dosi per problemi al sistema immunitario o altri disturbi di salute ». Malati di tumore, persone sottoposte a trattamenti che sopprimono le funzioni immunitarie o pazienti in dialisi rischiano di non ricevere i benefici del vaccino. In Italia potrebbero essere fra mezzo milione e un milione. È su di loro che la variante delta potrebbe fare danni gravi.
Il timore è che l’estate e la ripresa dei viaggi portino il nuovo ceppo anche da noi e che l’ottimismo generato dai vaccini venga di nuovo infranto da una rimonta dei contagi in autunno. Sarebbe un colpo duro. «Per proteggere i fragili dalla delta potrebbe essere necessario vaccinarli con una terza dose» sostiene Baldanti. Da un ulteriore richiamo ci si aspetta un miglioramento della protezione, anche nei confronti dei nuovi ceppi. Il rischio, per Ciccozzi, è che «soprattutto i giovani, non vaccinati o con una sola dose, interpretino di nuovo l’estate come un liberi tutti». La frenata dell’epidemia, i dubbi su AstraZeneca, le incertezze sul mix dei vaccini, la convinzione che il peggio sia alle spalle, potrebbero far passare in secondo piano l’appuntamento con la siringa.
La delta potrebbe insinuarsi in queste crepe, eppure gli esperti faticano a essere pessimisti. «Il coronavirus fa il suo lavoro, muta per evadere al nostro sistema immunitario » spiega Ciccozzi. «Ma i suoi trucchi non sono infiniti. A un certo punto non gli resterà più molto da fare». Diventerà poco più di un’influenza, ma solo dopo che avremo raggiunto l’immunità di gregge. O che almeno ci saremo avvicinati.