Si aprono i giochi sul Patto per la Salute: dopo l’annuncio della ministra Beatrice Lorenzin dei lavori in corso al ministero per mettere a punto una bozza da sottoporre alle Regioni entro la fine di luglio, gli assessori alla sanità hanno deciso una riunione straordinaria per avviare un confronto su questo tema già mercoledì 26 giugno. Secondo la ministra il Patto per la salute «dovrà essere la carta per una nuova programmazione economica e assistenziale del sistema. Un «Patto» in pieno accordo con le Regioni, con un’azione unitaria e forte, alle quali dico: io non faccio tagli lineari, ma voi dovete sponsorizzare un livello di governance e di programmazione dalle Alpi agli Appennini che permetta di attivare i modelli virtuosi che hanno garantito risparmi ed efficienza».
Tuttavia ieri il presidente dei Governatori Vasco Errani, ha ricordato le difficoltà da superare per le Regioni per poter inziare una discussione operativa: «Per noi la cosa importante è il Patto della Salute. Lo stiamo chiedendo da mesi e mesi. Ma ci devono essere delle precondizioni, compreso il tema del finanziamento del Fondo sanitario nazionale». Secondo Errani – che ha parlato in occasione dell’incontro a Parma di Farmindustria su “Produzione di valore” – «l’assenza di queste precondizioni non ci consentirebbe di fare nessuna cosa seria. Solo dopo si può parlare di processi di riorganizzazione, costi standard, e così via. Sono aspetti che sono dentro il Patto».
Sull’argomento delle risorse la ministra della Salute Lorenzin ha spiegato nell’intervista a Il Sole-24 Ore di aver «trovato in Saccomanni un interlocutore molto attento e particolarmente sensibile alla questione sociale. È con questo senso di responsabilità che andrò al tavolo con le Regioni e so che c’è piena identità col ministro dell’Economia, e, sono sicura, anche con le Regioni. Non si tratta di fare un braccio di ferro o conflitti di competenze. Ma, a risorse date e in una fase così difficile per tutti, si tratta di gestire e ridistribuire i fondi nel modo migliore possibile. Poi, se c’è l’appropriatezza, si possono anche fare richieste. E valutarle, nel caso. Ma serve più che mai massima responsabilità da parte di tutti, da Governo, Regioni e anche dagli operatori. Partendo col piede giusto e riconoscendo che le Regioni non sono in grado di sostenere altri tagli lineari. Dobbiamo essere tutti realisti e pragmatici, perché i problemi vanno risolti. Siamo partiti da una situazione esplosiva, e anche se a fatica, dura fatica, la si è gestita. Ora – ha concluso Lorenzin – siamo nella fase di una nuova programmazione. E questa occasione non va sprecata».
Troise: «Per evitare lo sciopero subito un tavolo contrattuale senza oneri, ma che ridiscuta le regole»
Se il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha dichiarato che l’ipotesi di una contrattazione limitata alla sanità non è percorribile, Costantino Troise, segretario nazionale Anaao Assomed, ritiene che sia miope non riconoscerne la specificità e puntualizza in un intervista DoctorNews riportata sul sito dell’Anaao: «Mi pare che siano state previste delle deroghe anche per il settore sicurezza. Ed è curioso che si dedichi più attenzione alla sicurezza del portafoglio che a quella delle cure».
Dopo la lettera con cui appresentanti dei lavoratori del Ssn minacciano uno sciopero nazionale da tenersi entro il mese di luglio, il ministro ha mandato i suoi segnali di apertura, ma Troise osserva che alle parole ancora debbono seguire i fatti.
“A noi interessa un tavolo contrattuale che non comporti oneri per la finanza pubblica, ma che ridiscuta le regole. Non è solo un interesse nostro, è un interesse di sistema», prosegue Troise nell’intervista. E, in riferimento al rinnovo degli accordi nella medicina convenzionata attuato nella scorsa legislatura, Troise continua: «Appare francamente complicato pensare di riscrivere le regolamentazioni per una parte della sanità lasciando a bagnomaria tutto il resto, che poi costituisce la parte predominante per il numero di professionisti coinvolti e di strutture».
La richiesta di apertura di tavoli contrattuali ufficiali («non possiamo certo immaginare di fare dei tavoli segreti» è collegata all’intervento sul Dpr che ha esteso a tutto il 2014 i vincoli alla contrattazione individuale fissata ancora al 2010 e quelli legati ai fondi accessori.
Riguardo alla promessa del ministro di fondi che devono arrivare dall’Europa e saranno impiegati anche per le professioni sanitarie, Troise giudica l’ipotesi in modo positivo ma ne avverte un sapore ancora troppo vago: «Auspichiamo in particolare che gli incentivi vadano anche ai giovani medici che vivono in una condizione drammatica. Il precariato sempre più diffuso e ormai circa il 25% degli studenti di medicina comincia a pensare di andarsene all’estero. È opportuno che si rendano stabili i posti già occupati dai contratti atipici ma anche che si apra la strada per una nuova vera occupazione».
Il Sole 24 Ore sanita – 21 giugno 2013