Repubblica. Più investimenti e riforme, meno incentivi. Più progetti “additivi”, meno risorse a piani vecchi. Più soldi alla sanità: dai contestati 9 miliardi a 15. Scompare la fondazione degli 007. Il Recovery Plan italiano cambia ancora. Siamo alla terza bozza, non ancora ufficializzata. Lo sarà quando la crisi politica in atto troverà un punto di caduta. Ne segue però le contorsioni.
Italia Viva sembra ottenere il risultato più importante, sul piano simbolico. Non ancora la cessione da parte del premier Giuseppe Conte della delega sui servizi segreti, ma la cancellazione dei 2,5 miliardi destinati al “Centro nazionale di ricerca e sviluppo in cybersicurezza”, inserito già dal premier in legge di Bilancio con il nome di “Istituto italiano di cybersicurezza”, senza avvertire i vertici delle agenzie di intelligence Aise e Aisi. Le proteste del Pd e di Iv ne provocarono la rapida eclissi. Per rispuntare al punto 1.4 della seconda bozza di Recovery datata 29 dicembre, con il Dis – il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza che coordina Aise e Aisi – come soggetto attuatore. Capitolo uscito ora anche dai progetti che l’Italia finanzierà con i 209 miliardi del Next Generation Eu.
La dotazione riservata alla sanità cresce, con ogni probabilità da 9 a 15 miliardi. Anche qui – nonostante le richieste del leader di Italia Viva Matteo Renzi – non si tratta di utilizzo parziale dei soldi del Mes, il prestito europeo dedicato al comparto sanitario (l’Italia potrebbe richiedere fino a 36 miliardi). Ma di un accorpamento di fondi, sommando i soldi per la sanità disseminati in tre diversi capitoli del Recovery: edilizia, digitalizzazione e territorio.
Rispetto alla prima bozza del 7 dicembre le risorse Ue destinate a progetti nuovi salgono di circa 17 miliardi: in questo modo si gonfia il deficit, difficile che il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri (Pd) posso concedere di più. C’è la sostenibilità del debito – già al 160% del Pil – da garantire ora e nel prossimo decennio. Ma un rimescolamento nella natura dei 52 progetti – tra investimenti, riforme e incentivi – viene attentamente considerata al Tesoro. Possibile che gli incentivi (circa 55 miliardi su 196) siano asciugati. Anche qui ci si muove di fino. Un conto sono mini-voci sotto il mezzo miliardo (3-400 milioni), come il parco agrisolare o gli aiuti alle start up. Un altro l’estensione oltre il 2022 del Superbonus 110% per le ristrutturazioni degli edifici che da solo vale 22,4 miliardi e che il M5S considera intoccabile. Il Pd avrebbe ottenuto più fondi a disabili, giovani, sociale, terzo settore, anziani, asili nido, parità di genere. In bilico la richiesta della ministra del Lavoro Nunzia Catalfo (M5S) di raddoppiare – da 3,35 a 7 miliardi – le risorse per le politiche attive.