Il M5s esulta. Luigi Di Maio e il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede si abbracciano mentre in piazza Montecitorio i militanti pentastellati inscenano un flash-mob. Il ddl Anticorruzione è legge. In Aula al momento del voto finale c’è anche Matteo Salvini. La conta finale sullo spazzacorrotti dice che ci sono 304 sì, 106 no (Fi non ha partecipato al voto) e 19 astenuti. Una vittoria piena. Anche perché contrariamente a quanto si immaginava il Governo ha rinunciato a riproporre la fiducia come invece aveva fatto al Senato, assumendosi il rischio della conta su due voti segreti su altrettanti emendamenti. Una prova di forza andata a buon fine contrariamente a quanto avvenuto un mese fa quando l’emendamento sull’attenuazione del reato di peculato, presentato dall’ex M5s Catello Vitiello, passò grazie a una folta pattuglia di franchi tiratori che per i pentastellati erano da rintracciare nelle fila della Lega. Stavolta però non ci sono state sorprese. L’ordine di scuderia giunto dai vertici dei due partiti di maggioranza era stato perentorio e i deputati si sono adeguati. Anche perché un ulteriore incidente avrebbe provocato effetti dirompenti mettendo a rischio la stessa tenuta del Governo proprio alla vigilia del passaggio al Senato della manovra di bilancio.
«Per la prima volta il nostro Paese ha una legge organica e strutturata per combattere in modo serio la piaga della corruzione. Continua il nostro percorso di cambiamento per rilanciare il “sistema Italia”», rivendica il premier Giuseppe Conte nel ringraziare il Guardasigilli Bonafede «per l’impegno profuso». E un giudizio positivo arriva anche da Raffaele Cantone. «L’Italia non è più individuata come il Paese della corruzione ma dell’anticorruzione. Le regole che ci siamo dati stanno ottenendo riconoscimenti all’estero», ha commentato il presidente dell’Anac.
In piazza intanto si festeggia. «Sono circa sei mesi che il M5s è al governo e questo è sicuramente uno dei più grandi risultati», dice Di Maio che nel frattempo ha raggiunto parlamentari e militanti. Bonafede parla di «giornata storica» e anticipa che ora si dedicherà pancia a terra alla riforma del processo penale da cui dipende anche la nuova disciplina della prescrizione. Salvini ha infatti detto e ripetuto che la norma prevista dal provvedimento approvato ieri, si applicherà solo se nel frattempo la riforma del processo è stata approvata. La Lega lascia che siano i Cinquestelle a prendersi la scena. Anche perché sul provvedimento c’era più di una perplessità superata in nome della raison politique.
Ad attaccare l’anticorruzione sono ovviamente le opposizioni. «Noi non siamo complici dell’omicidio del processo penale. Per questo Forza Italia non parteciperà al voto finale», ha detto prima di uscire dall’Aula il forzista Enrico Costa e raggiungere Silvio Berlusconi nel frattempo giunto a Roma per la cena con i parlamentari. Critico anche il Pd, in particolare sulla riforma della prescrizione: «Una vera e propria bomba ad orologeria innescata sulle garanzie del processo, che una volta entrata in vigore comporterà l’aumento smisurato dei tempi dei processi, a danno di tutti i cittadini».
Il Sole 24 ORe
Barbara Fiammeri
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