La ferita del terremoto che ha colpito l’Emilia nel maggio scorso è ancora aperta. E un calo medio delle quotazioni del 15%, conseguente a un aumento produttivo del 7% nel 2011, nel circuito del Parmigiano reggiano continua a pesare sui bilanci delle aziende.
Anche se l’aumento dell’export (+7,7%) e il rallentamento produttivo registrato nel secondo semestre del 2012 lasciano ben sperare in una ripresa del settore. Un sistema imprenditoriale che con circa 3.500 allevamenti da latte, pari al 15% della produzione nazionale, 384 caseifici in attività e 20mila operatori, garantisce un giro d’affari alla produzione di 1,1 miliardi, che superano quota 1,9 miliardi al consumo.
Alla presentazione dei principali dati di bilancio, oggi a Bologna, il presidente del Consorzio di tutela, Giuseppe Alai, ha ricordato i danni provocati dal sisma: 600mila forme in fase di stagionatura cadute a terra, di cui un quinto praticamente distrutte, e perdite per oltre 100 milioni di euro. Una débâcle cui si è aggiunta la flessione dei prezzi, scesi da una media di 10,76 euro il chilo nel 2011 a 9,12 euro l’anno scorso, praticamente ai livelli del 2010. «Un dato sicuramente negativo – ha sottolineato Alai – perché incide sensibilmente sulla redditività dei produttori in un anno in cui le imprese hanno subito significativi aumenti dei costi, a partire da quelli energetici e dei cereali per alimentare il bestiame, ma che si lega anche ad alcuni fattori strutturali che possono e devono essere meglio governati dal sistema».
Produzione a 3,3 milioni di forme
Certo, dopo il boom di due anni fa la produzione 2012 è diminuita del 2,3%, a poco più di 3,3 milioni di forme. Un risultato, ha spiegato il presidente, dovuto «agli effetti dell’adesione ai piani produttivi varati dal Consorzio, cioè a un governo della produzione che prevede tassi di crescita più strettamente correlati ai consumi». Così, una stabilizzazione su valori delle quotazioni in lieve ripresa sembra possibile già nei prossimi mesi: «Il rallentamento dei flussi produttivi, associato a una sostanziale tenuta dei consumi interni (-0,2%) e a un sensibile incremento delle esportazioni 2012 dovrebbe favorire un rialzo dei prezzi». Il saldo sull’export, ha aggiunto il direttore del Consorzio, Riccardo Deserti, «è andato oltre le già positive previsioni, portandosi a 42.700 tonnellate; parliamo di una crescita del 94,4% negli ultimi cinque anni, frutto di un rilevante investimento del Consorzio e degli accordi di collaborazione realizzati con gli esportatori».
Le vendite in Usa sfiorano il 7 per cento
Particolarmente interessanti i progressi registrati nell’Unione europea, con un aumento delle vendite fino a ottobre del 7,6%, negli Stati Uniti (secondo importatore dopo la Germania), con un +6,7%, in Oceania (+10,4%) e in Asia, dove l’aumento ha superato il 33%, con prospettive di crescita in particolare in Giappone e Cina. A supportare il rilancio del circuito del formaggio grana a denominazione d’origine, c’è ora un piano di investimenti da 6 milioni sul fronte dell’export, cui si aggiungono altri 7,4 milioni per rafforzare i consumi sul mercato interno
Il Sole 24 Ore – 30 gennaio 2013