Il ministro degli Esteri britannico Boris Johnson, minacciando di bloccare le importazioni di Prosecco dopo l’uscita del Regno Unito dall’Ue, aveva anticipato quale sarebbe stato uno dei temi caldi del negoziato su Brexit e provocato una dura reazione del responsabile dello Sviluppo economico Carlo Calenda. Ora il negoziatore francese della Ue con Londra, Michel Barnier, ha ufficializzato in un «documento di posizione» l’importanza attribuita al riconoscimento della tutela degli oltre tremila alimenti e vini europei con indicazione geografica protetta, che vedono l’Italia al primo posto (con oltre 800 prodotti) e che vanno dal parmigiano al prosciutto di Parma fino allo Champagne o al cognac francesi.
La protezione legale nel Regno Unito per cibi e bevande di qualità, dopo l’attuazione della Brexit, è stata inserita dalla Ue nell’ambito della difesa generale della proprietà intellettuale. La Commissione europea l’ha considerata necessaria perché la legislazione britannica non prevede alcuna garanzia specifica e sostanzialmente si limitava a recepire le regole comunitarie. L’Ue chiede che, quando il diritto comunitario perderà di validità con l’uscita del Regno Unito, si intervenga con una legislazione specifica bilaterale, che includa la tutela nei 27 Paesi Ue dei (non molti) prodotti britannici con indicazione geografica (come la birra Kentish ale, il formaggio artigianale cheddar della West Country o il salmone scozzese d’allevamento).
Johnson evocò il Prosecco perché nel Regno Unito fece sensazione quando questo vino frizzante italiano superò le importazioni dello champagne francese. Il giro d’affari complessivo dei cibi e vini europei di qualità ha complessivamente dimensioni miliardarie e alti livelli di redditività, se si considera che l’indicazione geografica protetta dalla Ue consente un prezzo almeno doppio rispetto alle imitazioni di minore pregio. A Londra già solo i supermercati e gli innumerevoli ristoranti italiani, francesi, spagnoli, portoghesi o greci garantiscono un ingente flusso di importazioni di alimenti e vini tipici.
Al governo britannico della premier Theresa May non dovrebbe dispiacere che Barnier abbia messo sul tavolo del negoziato un argomento commerciale, dopo aver respinto le proposte in questo senso del negoziatore inglese David Davis. Un obiettivo principale dei britannici è proprio mantenere l’accesso al mercato comune dell’Ue senza pagare una contropartita eccessiva nella tutela dei lavoratori dei 27 Paesi membri sul suo territorio, che costituisce invece una delle priorità di Bruxelles insieme alla compensazione finanziaria a carico di Londra e al delicato problema del confine tra la comunitaria Irlanda e la futura extracomunitaria Irlanda del Nord. La Commissione europea ha presentato «documenti di posizione» anche sul trattamento delle informazioni riservate dell’Ue custodite dal Regno Unito, sulle dogane e sugli appalti.
Ivo Caizzi – Il Corriere della Sera – 8 settembre 2017