È l’ora delle mini-riforme. Perché è vero che ci sono i grandi temi in cima alla lista delle priorità dei partiti politici e dei loro leader: a partire dalla nuova legge elettorale e dalla revisione della forma di Governo, con in più le valutazioni sull’opportunità del voto in autunno.
Ma mentre le trattative per superare il Porcellum proseguono a fatica e il dibattito sul semipresidenzialismo – dopo il sì del Senato – si sposta alla Camera, per alcuni provvedimenti di stampo più popolare è arrivato il momento del “dentro o fuori”, se davvero vogliono vedere l’approvazione definitiva prima della fine della legislatura.
Dal condominio al Codice della strada, dal divorzio breve alla tutela dei minori (si vedano i focus in basso), si tratta di norme destinate ad avere un impatto rilevante sulla vita quotidiana di milioni di cittadini. La sfida per i parlamentari che sostengono questi disegni di legge, però, non è semplice: trovare un varco all’interno di un’agenda monopolizzata dalla crisi e dalle emergenze, con le Camere alle prese con la conversione dei decreti legge varati dal Governo.
A breve devono infatti tagliare il traguardo dell’approvazione definitiva – a pena di decadere ex tunc, vale a dire dall’entrata in vigore del decreto – diversi provvedimenti chiave. Intanto, le misure prese dopo il terremoto in Emilia Romagna: il decreto 74/2012, approvato in prima lettura dalla Camera e ora in commissione al Senato, scade lunedì prossimo, 6 agosto. Deadline a fine mese, invece, per gli interventi per la crescita economica (Dl 83/2012, approvato dalla Camera in prima lettura, scade il 25 agosto), mentre la spending review (Dl 95/2012, in commissione al Senato) allunga il termine al 4 settembre. E questo solo per stare ai dossier più importanti.
Del resto, il peso dei decreti legge da convertire tra gli atti all’esame delle Camere ha segnato l’intera legislatura. Infatti, sulle 323 leggi approvate dal 2008 a oggi (6,37 al mese), 258 (quasi l’80%) sono state avviate dal Governo; e, tra queste, in 93 casi si è trattato di conversioni di decreti legge (si vedano anche i grafici a fianco). E la corsa alla conversione, che sovente si chiude con il voto di fiducia, impone ai parlamentari di presenziare in Aula e, quindi, di lasciare sguarnite le commissioni.
Nonostante questo, è molto probabile che, tra gli oltre settemila testi approdati in Parlamento dal 2008, siano varate prima della fine della legislatura le correzioni al Codice della strada, con lo sconto del 20% per chi paga le multe entro cinque giorni e la stretta per chi fa uso di droghe. Mentre questa settimana dovrebbe arrivare il sì definitivo per la ratifica della convenzione per la tutela dei minori che, tra l’altro, introduce il reato di grooming, vale a dire dell’adescamento tramite internet o telefonini. Più accidentato il percorso della riforma del condominio, che ora è alla Camera ma deve ancora mettere d’accordo i due rami del Parlamento, e del disegno di legge che riduce i tempi per ottenere il divorzio da tre anni a uno (due in presenza di figli minorenni), fermato alla Camera per dare la precedenza ai decreti legge.
A ricevere a breve l’approvazione definitiva dovrebbero invece le disposizioni sugli stadi, dettate per favorire la costruzione e la ristrutturazione di grandi impianti sportivi (almeno 7.500 posti a sedere allo scoperto o 4mila al coperto) da parte delle società. Disposizioni criticate da più parti perché prevedono l’inserimento degli impianti all’interno di «complessi multifunzionali»: nei fatti, intorno agli stadi, potrà essere costruito «ogni altro insediamento edilizio ritenuto necessario e inscindibile, purché congruo e proporzionato ai fini del complessivo equilibrio economico e finanziario della costruzione e gestione del complesso». Le misure, presentate il 6 novembre 2008, sono ora approdate in terza lettura alla commissione Cultura del Senato, chiamata a esaminarle in sede deliberante: domani «chiuderemo la discussione generale – assicura il relatore, Cosimo Sibilia (Pdl) –: c’è la volontà di finire a breve».
Dagli stadi alle pensioni, il Parlamento sta cercando una soluzione all’impasse creata dalla decisione, presa nel 2010, di rendere onerose le ricongiunzioni. La commissione Lavoro della Camera sta infatti esaminando il disegno di legge – frutto dell’unificazione di tre testi originari – che regola il cumulo degli spezzoni contributivi posseduti presso diverse gestioni previdenziali. Il documento propone «una terza via rispetto alla totalizzazione e alla ricongiunzione onerosa», spiega Giuliano Cazzola (Pdl), primo firmatario di uno dei tre disegni di legge originari. In pratica, si prevede la possibilità di cumulare i diversi periodi contributivi con il calcolo pro quota del trattamento pensionistico. Una chance che interessa numerosi lavoratori, penalizzati dalla ricongiunzione onerosa. Ma il disegno di legge esclude dalla platea dei beneficiari le potenziali maggiori interessate, vale a dire le donne del pubblico impiego: che restano fuori almeno fino alla parificazione dei requisiti anagrafici con le lavoratrici del privato. Come già avvenuto con la ricongiunzione onerosa, si intende così impedire che le “statali” sfuggano all’innalzamento dell’età pensionabile trasferendo i contributi dal l’Inpdap all’Inps. Nonostante questa esclusione, resta aperto il problema di copertura del provvedimento: una volta calcolato, l’obiettivo è cercare di approvare rapidamente le disposizioni inserendole, durante l’iter di conversione, in un decreto legge.
Il Sole 24 Ore – 30 luglio 2012