«Più che un incontro è stata un’imboscata quella che la Regione ha teso a noi sindaci del Parco Colli – spiega il primo cittadino di Battaglia Terme Massimo Momolo – c’erano le rappresentanze degli agricoltori, che sono d’accordo con l’emendamento Berlato, visto che loro sono la categoria più bersagliata dai cinghiali, c’erano sigle di associazioni venatorie che personalmente non ho mai sentito, fortunatamente c’era anche Franco Zanovello che si sta occupando del Bio-distretto per le unicità del parco, e che ha espresso la sua forte contrarietà, ma mancavano tutte le associazioni ambientaliste (fai, Italia Nostra, Legambiente, Albergatori, B&B) che evidentemente non sono state invitate e che potevano dire la loro in difesa del Parco».
Questo, in sunto, l’esito della riunione ieri a Venezia alla quale hanno partecipato l’assessore regionale al territorio e alla cultura con delega ai Parchi, Cristiano Corazzari, l’assessore all’agricoltura Giuseppe Pan il consigliere regionale Sergio Berlato cacciatore e firmatario dell’emendamento che vuole ridurre il vasto territorio del Parco colli in un’area ristretta non omogenea che di fatto comprende solo le vette dei colli. Il motivo che anima il consigliere è consentire ai cacciatori di entrare in azione per eliminare i cinghiali che stanno devastando le colture, le vigne e anche i giardini privati.
Per questo serve che un’area pari all’80% dell’attuale parco rinunci alle tutele naturalistiche di cui ha goduto fino ad oggi. Se ne parla da tempo, ma nessuno immaginava che una decisione simile potesse essere presa in Finanziaria regionale, iter che consente un’approvazione molto rapida del provvedimento. Le amministrazioni presenti ieri, trasversali sul piano politico, erano Monselice, Este, Montagnana, Battaglia Terme, Baone, Arquà Petrarca, Torreglia, Galzignano Terme. Chi non era presente è comunque contrario.
Al momento la battaglia è solo sulle carte, ma quello che si prospetta sull’area del Parco è una guerra che metterà tutti contro tutti: agricoltori, viticoltori e industriali. «Hanno tentato di rassicurarci – aggiunge Momolo – inseriranno 200 mila euro in un altro emendamento per difendere le tipicità del parco, ma se lo riducono a brandelli non serviranno a granché, potevano darceli prima quei soldi, ho anche sentito dire da qualcuno che il parco era un poltronificio per politici trombati e che infondo non è mai servito a nulla, allora forse qualcuno dovrebbe farsi un esame di coscienza. Nessuno di noi pone ostacoli alla soluzione del problema dei cinghiali ma non si fa con un emendamento in Finanziaria». L’eliminazione del Parco infatti, se da un parte permetterà una semplificazione nella lotta ai cinghiali, dall’altra andrà a compromettere le tutele ambientali. Togliendo i vincoli non si escludono infatti nuove urbanizzazioni e facilitazioni per le produzioni industriali. Uno per tutti il caso dei Css della cementeria di Monselice che avranno un percorso più facile nel caso in cui non ci fosse il Parco.
Nella guerra del tutti contro tutti comunque spesso è solo l’ambiente a rimetterci.
Roberta Polese – Il Corriere del Veneto – 8 dicembre 2016