Doppiette, chiusini, sterilizzazione, dissuasori elettrici. Mai come nelle ultime settimane si è parlato di metodi di contenimento dei cinghiali nella zona dei Colli Euganei, una discussione che ha visto uniti sullo stesso fronte cacciatori, sindaci e molti agricoltori. Il merito o demerito del dibattito, a seconda dei punti di vista, va alla proposta di legge sulla riclassificazione di alcune aree del Parco dei Colli avanzata dal consigliere regionale Sergio Berlato.
Il progetto mira a trasformare le zone agricole che circondano i Colli, oggi vincolate e vietate alla caccia perché parte integrante del Parco, in «aree contigue», cioé zone dove i i cacciatori (residenti in zona) possono sparare ai cinghiali «per arginare i danni provocati da questi animali alle coltivazioni». E mentre Berlato, affiancato dalle associazioni di cacciatori, ha dato il via al tour nei Comuni interessati dal progetto, a partire da Torreglia, dove si terrà un incontro con la cittadinanza il prossimo 3 febbraio, entrano nel merito della questione anche gli agricoltori. «Il problema non è stato mai affrontato in maniera adeguata – scrivono Coldiretti e Cia, la Confederazione italiana degli agricoltori -. È positivo che si parli del futuro dell’ente Parco ma cerchiamo anche di non perdere di vista le priorità, vale a dire il contenimento dei cinghiali in tutta l’area. Il problema prevalente è la corretta gestione dell’ente stesso. Se ci fosse stato nell’ultimo decennio un approccio più efficace non saremmo arrivati a contare diecimila cinghiali in un’area così circoscritta. Noi agricoltori siamo favorevoli al mantenimento del Parco, perché è una risorsa, a patto però che vada gestita bene». Una posizione condivisa anche dal presidente di Confagricoltura, Giordano Emo Capodilista. «Negli anni non è stato finanziato adeguatamente il controllo degli esemplari – spiega Capodilista – e la popolazione è cresciuta in modo esponenziale. Il finanziamento di 200 mila euro da parte della Regione per l’emergenza è un primo passo, ma forse non è sufficiente». Ad auspicare un coinvolgimento di tutti i residenti delle aree interessate è anche il Partito Democratico che venerdì sera ha organizzato un incontro a Monselice al quale hanno partecipato i consiglieri regionali Graziano Azzalin e Claudio Sinigaglia, oltre ai sindaci di Monselice e Montegrotto, Francesco Lunghi e Riccardo Mortandello, il presidente della Strada del Vino Franco Zanovello, il responsabile Aree protette di Legambiente Antonio Nicoletti e il presidente di Federalberghi di Abano Emanuele Boaretto.
«Le attività del Parco vanno monitorate e valutate più attentamente – affermano Azzalin e Sinigaglia – ma la soluzione non sta nello smantellamento di queste aree, come previsto dalla legge Berlato. Bisogna scommettere sulla green economy». Sul fronte diametralmente opposto alla proposta Berlato, naturalmente, si schierano tutte le associazioni ambientaliste della zona che, piuttosto, propongono soluzioni alternative alla caccia: recinzioni elettriche ai campi, telecontraccezione con vaccino e consulenze tecniche per la prevenzione dei danni alle colture.
Il Corriere del Veneto – 22 gennaio 2017