Gli è scoppiato il cuore dopo l’ultima corsa fra gli ingorghi della città infuocata dal sole, nell’ultimo giorno di settembre, sbuffando incolonnato con la sua carrozzella fra auto, camion e motorini, arrancando tra brusche frenate e risalite a pieni polmoni, tirando dentro più nafta che aria, il morso zeppo di bava, gli zoccoli affondati nell’asfalto, il calesse dietro con quattro turisti divertiti e Antonino il cocchiere teso, preoccupato per il suo Mister X.
Lo aveva ribattezzato così Antonino Corrao, padre di un bimbo di sei mesi e di una bimba di quattro anni. Da quando l’aveva comprato con il suo amico Michele Urso all’ippodromo dove i fantini se l’erano passato di mano sentenziando unanimi che non c’era verso di far trottare quel brocco. Un verdetto di espulsione dalle piste per il cavallo nato 10 anni fa, denunciato all’anagrafe equina col nome di Mirto Mest, purosangue come il padre che però era un campione da scommesse vincenti.
A tre anni appena, ridotto al rango di ronzino, pur bello da vedere, risultava già un peso per le scuderie che avevano creduto di poterlo sfruttare con calessi e cavalieri. «Destino segnato. Il macello come tappa obbligata. Ma per fortuna lo seppe Michele…», racconta Antonino, adesso intristito, senza potere dimenticare la scena del suo brocco-campione che arriva dopo quel giro infernale davanti al Teatro Massimo, senza una pensilina, il sole implacabile, lasciando ai turisti il tempo di scendere giù per poi accasciarsi senza più vita.
Morte di un cavallo salvato dal macello e consegnato alle cronache come la vittima di una città dove i 60 cocchieri delle 60 carrozzelle autorizzate chiedono da sei mesi pensiline di sosta con fontanelle d’acqua per le loro bestie, adesso costrette a raddoppiare i tempi del giro turistico Porto-Foro italico-Cattedrale perché il sindaco Leoluca Orlando ha imposto la chiusura di arterie come via Maqueda, Corso Vittorio, Porta Nuova.
Provvedimento sacrosanto per la città del percorso arabo-normanno che piace all’Unesco, angoli da gustarsi a piedi con accesso cosentino solo alle bici. Ma con l’inferno degli ingorghi ovunque tutt’intorno. Un caos senza fine. Anche per i cavalli lanciati sulla strada del Papireto, subito dopo la cattedrale, tutta una salita fra i pullman dei turisti e le auto che scivolano dal Mercato delle Pulci, un caos dove Mister X ha ingerito le ultime boccate di nafta fra divertenti «stop and go», come dicevano i turisti della carrozzella per la gioia di foto e selfie, gli ultimi che il figlio del campione ha potuto donare.
Non ci dorme la notte Antonino, il padrone rimasto senza cavallo e senza proventi. «Io ci campavo la famiglia con il mio brocco», sussurra giurando che lo considerava un terzo figlio e che a soffrirne proprio tanto è Allyson, come ha chiamato la sua piccola di 4 anni. «La sera, tornando verso la stalla, passavo da casa, e Mister X si prendeva le sue carezze, come quelle dei bambini che vedeva tutti i giorni, mansueto com’era, prefetto anche per i matrimoni quando lo bardavo con cappellino e nastri bianchi…». Lo capì che era nato per la carrozzella e non per i traguardi quando il suo amico Michele, oggi presidente della cooperativa dei 60, lo comprò per 750 euro e glielo rivendette alla stessa cifra. Ma adesso ha un rammarico, lo stesso di Nuccio Reina, il presidente degli artigiani, tutti in rivolta contro il Comune che moltiplica le isole pedonali e nega le pensiline ai Mister X.
SPESSO IL MALE DI VIVERE HO INCONTRATO
di Eugenio Montale
«Spesso il male di vivere ho incontrato
Era il rivo strozzato che gorgoglia,
era l’incartocciarsi della foglia
morta, era il cavallo stramazzato».
(…).
Corriere della Sera – 2 ottobre 2016