di Filippo Tosatto. Nove miliardi abbondanti di spesa, 60 mila occupati in via diretta e 10 mila nell’indotto privato. E poi carriere, poltrone, bacini di consenso, cordate trasversali d’interesse. Il sistema sanità, al di là degli evidenti riflessi curativi e assistenziali, rappresenta il maggior centro di potere del Veneto, un “motore” dell’economia che assorbe il 75% del bilancio ragionale.
Dove spiccano – cifre 2012 – la retribuzione dei dipendenti pubblici (2,72 miliardi), il budget della medicina privata (1,1 miliardi tra ambulatori e cliniche ospedaliere), l’acquisto di materiale sanitario (1,2 miliardi), i servizi extrasanitari (pulizie, lavanderia, ristorazione, gestione del calore, manutenzioni: 753 milioni), la fornitura farmaceutica (640 milioni).
Ma quali criteri obiettivi (al di là della “spesa storica”, cioè dei bilanci precedenti) ispirano gli investimenti, i tagli, la valutazione dell’attività svolta? Da questa premessa muove l’iniziativa di Palazzo Balbi che, per la prima volta, ha deciso di introdurre standard di efficienza e classifiche di merito nei reparti ospedalieri, per valutarne l’adeguatezza in rapporto ai costi e alle dotazioni. La cavia di questo esperimento – destinato peraltro a consolidarsi fino a diventare prassi comune – è la Chirurgia, nelle diverse branche (urologia e otorino, cardio e neuro, ortopedica e oculistica) giudicata la specialità che più si presta a una valutazione oggettiva. Così, i reparti chirurgici degli ospedali veneti sono stati radiografati negli ultimi cinque anni di attività; 150 gli indicatori presi in esame, quattro i criteri essenziali: volume delle prestazioni in rapporto al personale e ai posti letto, andamento temporale delle degenze, esiti clinici (guarigione, patologie contratte, mortalità). Dalla scrematura dei dati emergeranno le tre chirurgie d’eccellenza sulla cui media saranno tarati gli standard. Non è tutto. Per evitare il rischio autoreferenziale – ovvero il confronto limitato al territorio nostrano, dove a prevalere potrebbe essere non il meglio ma il meno peggio – le schede venete sono state inviate alla Scuola di sanità dell’università Sant’Anna di Pisa, che ne comparerà gli indici riassuntivi con quelli di otto regioni del Centro-Nord. Infine, i criteri determineranno una graduatoria e i singoli primari saranno valutati (con scadenza quinquennale) in base al conseguimento degli obiettivi: gestione delle risorse, crescita professionale dei collaboratori, esiti clinici, qualità percepita dai cittadini.
Si tratta, d’altronde, di un percorso previsto dal nuovo Piano socio-sanitario, il cui paladino – il presidente della commissione sanità del consiglio regionale, Leonardo Padrin – è un tenace assertore di una svolta meritocratica che riduca sprechi e squilibri.
L’obiezione: perché escludere dalla valutazione la sanità privata-convenzionata? Oltretutto, cifre alla mano, 3500 medici e 500 pediatri di base costano alla Regione 549 milioni (che lieviteranno a 650 con l’avvio delle équipe integrate 24h sul territorio) a fronte dei 900 sborsati agli 8500 medici ospedalieri pubblici. Replica istituzionale: anche per loro è allo studio una griglia-standard ma siamo allo stato preliminare di discussione.
A proposito di quattrini. Nel 2012 il ritardo nel pagamento ai fornitori è costato 42 milioni di interessi passivi alla sanità veneta, che pure non è in coda nella classifica debitoria italiana. «Il tempo medio di pagamento delle strutture sanitarie pubbliche del Veneto nei primi 6 mesi dell’anno sfiora i 260 giorni, a fronte dei 272 giorni nel 2012», fa sapere un report di Officina Veneta, il centro studi del gruppo consiliare leghista «il Veneto si colloca nella parte centrale della classifica nazionale che vede ai primi posti Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia)». Nel dettaglio gli enti che riescono a saldare i fornitori con tempi d’attesa inferiori ai 100 giorni (perfomance paragonabili a quelle valdostane) sono l’Ulss 7 Pieve di Soligo (86 giorni) e la 4 Alto Vicentino (92 giorni). Nel complesso, dodici aziende sanitarie registrano tempi medi di pagamento inferiori al dato nazionale. Il prestito statale di 1,4 miliardi contratto dal governatore Luca Zaia giorni scorsi dovrebbe consentire di pagare tutti i debiti entro l’aprile prossimo.
Il Mattino di Padova – 10 agosto 2013