Diffida della Regione Veneto al proprio tesoriere, Unicredit Banca, a trasferire le risorse della Regione alla tesoreria unica nazionale, rispetto a quanto prevede il decreto liberalizzazioni. Presentato un ricorso al Tar
Nell’ultimo decreto sulle liberalizzazioni il Governo ha introdotto una norma, contenuta all’articolo 35 del Dl, che stabilisce che, nel giro di pochi mesi, le entrate di Regioni, Province e Comuni dovranno confluire tutte nella tesoreria unica dello Stato. Nello specifico la norma stabilisce che, entro il 29 febbraio il 50% delle risorse in giacenza nelle casse di Regioni, Province e Comuni dovrà essere spostato alla tesoreria unica dello Stato. Il restante 50% dovrà arrivare entro il 16 aprile 2012, fino a spostare completamente le entrate delle Autonomie territoriali almeno fino al 2014. Obiettivo del Governo quello di ridurre i tempi di pagamento delle Pa, che per la sanità sono ancora più lunghi della media. Ma agli enti locali la norma non va proprio giù. Alle dure reazioni giunte dal presidente delle Regioni Errani e da quello delle Province Castiglione, oggi arriva infatti anche la prima presa di posizione reale da parte della Regione Veneto che non ha nessuna intenzione di far trasferire il denaro nella tesoreria unica.
“Noi non vogliamo – ha spiegato il governatore Luca Zaia – che il Governo porti via tramite la Tesoreria i soldi della Regione, delle Province e dei Comuni”. “Voglio che i soldi dei veneti che sono depositati presso Unicredit restino in Veneto”. Zaia ha confermato “l’assoluta serenità del rapporto con il tesoriere”, ma in questa fase – ha sottolineato Zaia – “dobbiamo far valere il contratto e ricordare a Unicredit che l’accordo l’ha fatto con noi, e ciò che e’ stato firmato va rispettato”.
“Un vero e proprio abuso – afferma il presidente Zaia – una intollerabile spoliazione di beni che appartengono al governo della Regione e quindi alla comunità veneta, la negazione di ogni principio federalista già accolto dalla Costituzione. Abbiamo già avviato tutte le procedure per contrastare sul piano giuridico questa norma centralista e incostituzionale che non solo colpisce pesantemente l’operatività amministrativa degli Enti, ma rappresenta anche uno schiaffo alle autonomie locali e al processo federalista avviato in questi anni”.
Roberto Ciambetti, assessore regionale al bilancio del Veneto, interviene nella polemica sulla tesoreria unica: ”Può lo Stato entrare nelle case che chiamiamo Regioni, Province e Comuni e imporre senza nemmeno chiedere o dare spiegazioni di cedere la cassa? Si tratta – dice Ciambetti – di soldi dei cittadini che i nostri enti non possono spendere perché una norma cervellotica, quella del Patto di stabilità, impedisce le spese e va da sé che le Regioni o gli enti virtuosi, quelli che hanno fatto ‘musina’, oggi dovrebbero consegnare il salvadanaio”.
”La tesoreria unica – spiega l’assessore regionale – non è solo un atto d’imperio, una forzatura inaccettabile, ma una violazione: chi stabilisce la supremazia dello Stato rispetto agli enti locali? Dove sta scritto che lo Stato può legalmente impossessarsi dei beni altrui?”.
Il codice penale del 1930, più noto come codice Rocco, in vigore per questa norma, all’articolo 52 dice bene che ‘Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio o altrui contro il pericolo attuale di un’offesa ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionata all’offesa’: se la Regione del Veneto mette al sicuro i soldi dei cittadini non fa che difendere il patrimonio da un’offesa ingiusta e da un pericolo reale”.
“Quello che stiamo facendo – spiega sempre l’assessore Ciambetti – è un atto di legittima difesa, la nostra presa di posizione ha l’unico obiettivo di difendere i veneti danneggiati da questa visione centralista dello Stato, lontana anni luce da quel federalismo che tanto servirebbe a questo Paese
quotidianosanita.it – 27 febbraio 2012