Dopo l’approvazione del Pssr il presidente della V. Commissione, Padrin, analizza il documento. «La novità più importante, ottomila nuovi posti letto»
Diciassette anni per l’esattezza. Tanto ha aspettato il Veneto per avere un Piano socio sanitario che concretamente cambiasse qualche cosa. Il giorno dopo è il giorno della V. Commissione, l’organo regionale espressione del Consiglio che da mesi ha analizzato il documento. Per Leonardo Padrin (nella foto), presidente della V. Commissione giovedì è stata la maratona più lunga. «Se il Piano non passava, tra elezioni altro, si andava dopo l’estate e per il Veneto sarebbe stato un bel problema: il documento serve per mettere ordine e cominciare a fare economie. E’ il trampolino per il rilancio». E Padrin è soddisfatto anche del risultato: «In fondo c’è stata una buona tenuta, Pd, Idv e Udc astenuti e due consiglieri contrari, dimostrano che il documento ha una buona base di convergenza», aggiunge Padrin che è anche convinto che a cambiare saranno non poche cose. «La maggior rivoluzione è la creazione di 8mila posti letto sul territorio per dare una risposta completa al cittadino: non solo acuti, ma una continuità con l’ospedale – sottolinea Padrin – E poi risparmi: è come il principio dei vasi comunicanti, quando otterremo il risparmio, si potranno fare investimenti». I punti salienti del documento sono soprattutto gestionali: ad esempio la valutazione dell’operato dei direttori generali, la verifica della qualità delle prestazioni dei primari che vengono assunti, la figura del direttore del territorio che viene fatta coincidere con il direttore dei servizi sociali. «E poi la trasparenza – aggiunge Padrin – Chi riceve soldi dalla Regione deve renderlo trasparente, esponendo quanto prende negli ambulatori». Di fatto il Piano consegna al Consiglio un maggior poter che si esplica ad esempio attraverso la nomina del segretario generale di sociale e sanità che verrà indicato dal presidente della Regione e votato dal Consiglio. «Credo che i poteri della Regione, che si articola sui tre organi: giunta, consiglio e V. Commissione trovino maggior peso, anche se il vero peso ce l’hanno i 5 milioni di cittadini ai quali una riorganizzazione dei servizi permette di avere una buona sanità senza l’aggiunta di Irpef o altro – aggiunge Padrin – Il pericolo era quello: sforare con i bilanci e dove applicare balzelli». Ora il dibattito passerà in Consiglio, dove arriva un documento con punti già votati. «L’opposizione non ha mai presentato emendamenti bandiera e su ogni punto si è discusso – considera Padrin – Sono convinto che in Consiglio il dibattito sarà sereno». E si comincia a parlare di schede, il vero scoglio e della riduzione delle Asl. «La contrazione delle Asl si può fare, ma la si deve attuare tenendo conto che avrà un costo in qualità dei servizi se non la si pensa in tempi lunghi – analizza Padrin – Ci vorranno almeno due anni». Nella fase del dibattito in Consiglio, controrelatore sarà quasi sicuramente Claudio Sinigaglia (vicepresidente della V). Anche se il Pd si è astenuto, il giudizio sul lavoro svolto, è favorevole. «Mi resta l’amaro in bocca di non essere riusciti a cambiare la parte socio sanitaria. – aggiunge Sinigaglia – Ma credo ci sarà tempo in Consiglio per farlo». Tutto quindi lascia presupporre che la battaglia per sostenere la parte sociale si sposterà in Consiglio. «Si vede che negli ultimi 12 anni nel Veneto la programmazione non è stata fatta. – considera Sinigaglia – C’e mancanza di risorse, ma anche assenza di innovazione. Cambia il concetto di ospedale e il rapporto con il territorio è la grande scommessa. Ma ad oggi non c’è una scheda territoriale e si dovrà lavorare su questo».
Il Gazzettino – 10 aprile 2012