di Nicola Cesaro. L’acqua dell’inquinatissimo Fratta-Gorzone nell’Adige? Non più. Il Consorzio di bonifica Adige Euganeo ha ufficialmente abbandonato il progetto di diversione nelle acque dal Fratta-Gorzone all’Adige. Un’iniziativa, questa, presentata ad inizio del 2014 e contestata aspramente da sindaci e associazioni del territorio.
Con questo intervento l’ente consortile assicurava di aver trovato la soluzione ai problemi di allagamento della Sculdascia. La soluzione, nello specifico, si chiamava canale Fossetta. Attraverso questo corso d’acqua – due chilometri e mezzo tra Merlara e Castelbaldo – si sarebbe potuto collegare il Fratta-Gorzone all’Adige: questo canale irriguo, largo una ventina di metri e profondo anche quattro, avrebbe potuto garantire in situazioni di emergenza il versamento delle acque del Fratta-Gorzone nell’Adige. I livelli idrometrici del Fossetta e del Fratta sono allineati e sono inferiori a quelli dell’Adige: l’acqua sarebbe stata versata in questo fiume di ben più ampia portata attraverso un impianto di sollevamento da realizzare ex-novo. Pompando nell’Adige, si sarebbero dunque riusciti a calare i livelli a rischio del Fratta-Gorzone, che avrebbe quindi potuto ricevere le acque dai canali minori. Il coro dei sindaci era tuttavia stato unanime: versare l’acqua del Gorzone nell’Adige, fiume che accoglie ben tre impianti di potabilizzazione che servono 110 mila utenti, avrebbe voluto dire anche sversare i veleni delle concerie vicentine e tutte quelle sostanze perfluoro-alchiliche rilevate negli ultimi mesi. Ma ecco la novità: a distanza di oltre due anni, i rinnovati vertici dell’Adige Euganeo hanno ufficializzato di aver ritirato il progetto. Lo hanno confermato il presidente consortile Michele Zanato e il consigliere Marco Camera, ospiti a Lendinara di una riunione del coordinamento No Diga. «Idraulicamente il progetto era perfetto» ha spiegato Zanato «ma il rischio effettivo di inquinamento, anche alla luce delle recenti scoperte legate ai Pfas, era indubbiamente concreto. Nella prossima riunione del consiglio presenterò all’ordine del giorno la richiesta di stralciare ufficialmente il progetto dalla nostra programmazione». Il Consorzio ha peraltro già una soluzione alternativa: «L’idea è quella di creare un sistema di pompe che, in caso di piogge abbondanti, riesca a prelevare l’acqua delle zone allagate per versarle nell’Adige.
Nell’Adige, dunque, finiranno solo acque piovane o provenienti dagli scoli irrigui. Il costo è lo stesso e si azzera ogni rischio, senza toccare il Fratta-Gorzone». Il nuovo progetto, frutto di oltre un anno di lavoro, verrà illustrato nei prossimi giorni.
Il Mattino di Padova – 20 maggio 2016