Il rettore Rosario Rizzuto lo ha ripetuto anche ieri durante la commissione tecnica: «Sul tema dell’area non abbiamo preferenze a priori, ci riserviamo di valutare a posteriori».
L’Università di Padova (per ora) resta fuori dalle polemiche sulla location e presenta un progetto di 60 pagine sui contenuti del nuovo ospedale: lo studio di prefattibilità illustrato dal prorettore all’edilizia Francesca Da Porto elenca tutto ciò che serve per realizzare un «Polo della salute-Policlinico» attrattivo e all’avanguardia. «Uno dei nomi possibili – rivela Rizzuto – era Campus della salute, ma non volevamo sembrare presuntuosi. Se il tavolo decide di chiamarlo così, ne saremmo entusiasti».
La struttura immaginata dal Bo dovrà riservare «non meno di 50mila metri quadrati» alla Scuola di Medicina, da sommare ai 35-40mila già disponibili nel polo didattico «Nord Piovego»: il fabbisogno complessivo dell’ex facoltà è di 85mila mq, di cui 66mila per didattica e ricerca, undicimila per personale e direzione, ottomila per esigenze di documentazione. «La nostra commissione aveva dei paletti – aggiunge Rizzuto -. Non abbiamo scritto il libro dei sogni, non c’è tutto quello che vorremmo mettere. Ma specializzandi e formazione clinica devono essere perfettamente dentro l’ospedale». Lo studio del Bo, elaborato con innovative tecniche di space planning, in effetti assegna una posizione «baricentrica» a didattica e ricerca rispetto all’assistenza, tanto che i laboratori dovranno essere contigui alle aree di diagnosi e cura: il Policlinico ospiterà aule da cento posti, laboratori con microscopi da 25-35 e aule informatiche da 15. Ma tra i punti fermi del nuovo ospedale, a sorpresa, ci sono anche le strutture e i servizi di Oncologia attualmente ospitati allo Iov. Se si esclude il Royal Hospital di Melbourne, i modelli sono tutti inglesi: lo studio cita Heartlands e Sandwell Hospital di Birmingham, il Leighton Hospital di Crewe, il Torbay Hospital di Torquay e il Papworth Hospital di Papworth Everard, quasi tutti divisi in cinque blocchi o sei da sai piani al massimo.
Per la commissione tecnica del Bo, il progetto dovrà garantire la riconfigurazione e il rinnovamento degli spazi con pareti divisorie a scomparsa e spazi modulari «replicabili e riproducibili», per estendere le sale sia in altezza che in larghezza e accogliere nuove funzioni in caso di evenienza nel futuro. Per quanto riguarda la dotazione tecnologica, tra sale operatorie e laboratori ci sarà spazio anche per aree multimediali, incubatori di startup e centri di simulazione virtuale con robot: i docenti chiedono la copertura wireless di tutti gli ambienti di degenza per svolgere procedure diagnostiche e documentali come la cartella clinica informatizzata direttamente al letto del paziente, le stanze dei pazienti avranno un televisore per consentire al paziente di collegarsi in videoconferenza con i medici per ogni evenienza e con i famigliari a domicilio.
Tra le parole-chiave dello studio consegnato ieri c’è anche l’ergonomia: la commissione del Bo immagina un ospedale immerso nel verde con centri sportivi e ricreativi, luoghi di culto, club house, strutture alberghiere e residenziali per studenti, ricercatori, docenti e famigliari dei pazienti; gli edifici saranno collegati con sottopassi, ponti pedonali vetrati e passerelle pensili. «Abbiamo cercato di mantenere un livello di costo presunto comparabile a quello precedente – conclude Rizzuto -. Ma ovviamente a far meglio c’è sempre spazio».
Il Corriere di Verona – 17 dicembre 2015