Cambia ancora il volto dell’Azienda ospedaliera, con l’introduzione di primariati e reparti nuovi rispetto alle schede approvate nel 2013 dalla Regione, che ne ha autorizzato le relative modifiche, concordate con l’Università.
Ecco allora le new entry, inserite nell’Atto aziendale (lo strumento di autogoverno e funzionamento della struttura) appena approvato dal direttore generale Claudio Dario: nell’Area medica nasce il reparto di Malattie endrocrine, con un primariato e 10 posti letto, tolti a Medicina generale (che scende a 243). Viene però mantenuta l’attuale Unità operativa complessa di Endocrinologia, che secondo le schede ospedaliere regionali doveva essere dismessa entro il 31 dicembre prossimo, scatenando l’allarme tra medici e pazienti; nel Dipartimento di Medicina viene inserita l’Unità operativa semplice di Malattie trombotiche ed emorragiche; nel Dipartimento di Chirurgia arrivano le Unità operative semplici di Chirurgia endocrina e Chirurgia del Rachide; nel Dipartimento Salute della Donna e del Bambino debutta l’Unità operativa semplice di Chirurgia pelvica, mininvasiva e Ostetrico-operativa.
A proposito del Dipartimento della Donna e del Bambino, la giunta Zaia l’ha riconosciuto come «polo di riferimento regionale». «Il modello operativo è quello di un presidio ospedaliero materno-infantile, che presenta al suo interno tutte le specialità — si legge nell’Atto aziendale — dal Pronto soccorso alla Terapia intensiva, dalla Patologia neonatale all’Hospice pediatrico, dalle specialità internistiche e chirurgiche alla Direzione medica di ospedale, pur rimanendo integrato nel contesto dell’Azienda ospedaliera. Che quanto realizzato sia funzionalmente simile a un Ospedale pediatrico è testimoniato dal fatto che il Dipartimento della Donna e del Bambino è membro ufficiale dell’Associazione degli ospedali pediatrici italiani». E ancora: «L’Azienda ospedaliera sviluppa modelli assistenziali appropriati rispetto alle esigenze dei suoi assistiti, caratterizzati da forte integrazione multiprofessionale e basati sul principio dell’approccio per intensità di cure, all’interno di due macroaree che si configurano come ospedaliere e organizzativamente distinte. Con il conseguente affidamento delle responsabilità igienico-organizzative a specifiche Direzioni mediche: area ospedaliera Età adulta e Area ospedaliera Materno-infantile. Entrambe afferiscono alla Direzione sanitaria, che svolge le funzioni di coordinamento».
Un traguardo prestigioso per il Dipartimento della Donna e del Bambino che però, come sottolinea (invano) da tempo il responsabile, professor Giorgio Perilongo, stride con una carenza di spazi ormai cronica. Da vent’anni medici, infermieri e genitori dei piccoli pazienti chiedono locali adeguati ad un’eccellenza che in quanto tale richiama pazienti da tutta Italia e non solo ma è costretta in edifici a dir poco esigui. E sparpagliati in blocchi diversi. Eppure, dopo il progetto di un nuovo immobile a «barchetta» disegnato alla fine degli anni ‘90 dall’archistar Mario Botta e bloccato da una serie di ritrovamenti archeologici nell’area della Pediatria, tutto si è bloccato. Si aspetta il nuovo ospedale, a tempo indeterminato.
Tornando alla cittadella di via Giustiniani, restano due Dipartimenti interaziendali: Riabilitazione, in comune con l’Usl 16, e l’Oncologico, che coinvolge pure lo Iov. Altri 4 (Farmaco, Anatomia patologica, Radiologia e Medicina legale e del lavoro, Tossicologia e Igiene pubblica), sono stati concordati anche con le Usl 15 di Cittadella e 17 di Monselice.
Michela Nicolussi Moro – Il Corriere del Veneto – 11 agosto 2015