A undici anni dal protocollo d’intesa firmato il 30 gennaio 2006 dalla Regione e dagli Atenei di Padova e di Verona e a sette anni dalla nascita, il primo gennaio 2010, dell’Azienda ospedaliera universitaria integrata scaligera, nasce l’Azienda Ospedale-Università di Padova. Un percorso lungo e difficile, tormentato dall’iniziale «no» dei sindacati degli ospedalieri da sempre contrari allo strapotere dei «baroni» soprattutto nella distribuzione dei primariati, ma alla fine confluito in un protocollo d’intesa recepito, con delibera, dalla giunta Zaia e anche dal cda e dal Senato accademico dell’Ateneo. Un accordo dettato pure dalla necessità di superare — scrive l’assessore regionale alla Sanità, Luca Coletto, nella delibera — «una convenzione non più coerente con il vigente quadro normativo nè con le attuali linee di programmazione regionale». Quattro i principi cardine: l’Ateneo non solo entra nella governance dell’ospedale ma esprimerà il suo parere sull’intera programmazione sanitaria del Veneto; viene ufficializzata l’integrazione tra assistenza, ricerca e didattica; si eliminano i Dipartimenti-doppione di ospedale e Università per approdare ai futuri Dipartimenti didattico-scientifico-assistenziali integrati; sono definiti gli aspetti patrimoniali e le modalità di finanziamento dell’Azienda ospedale-Università. Per esempio per l’attività assistenziale a professori e ricercatori universitari si applica il contratto degli ospedalieri, anche per la libera professione, ed è riconosciuto un integrativo. Ma sono tenuti a timbrare il cartellino per «certificare la presenza giornaliera riferita alle attività assistenziali». Dal canto suo l’Ateneo «concorre al sostegno economico-finanziario dell’azienda, con l’apporto di personale docente e tecnico-amministrativo, di beni mobili e immobili, nonchè di fondi a supporto di didattica e ricerca». In più «riscuote e gestisce direttamente i proventi derivanti dall’attività di ricerca».
Tornando alla governance, è affidata: a direttore generale (nominato dal governatore in concerto col rettore); Organo di indirizzo (presidente nominato da rettore e governatore, presidente della Scuola di Medicina, un componente scelto dal magnifico e due dal presidente della Regione); Collegio sindacale; Collegio di direzione. Poi ci sono le due new entry: il direttore scientifico, designato dal rettore al collegamento tra Azienda, Scuola di Medicina e Dipartimenti; e il Comitato scientifico, presieduto dal direttore scientifico e composto da cinque professori indicati dalla Scuola di Medicina. Tutto ciò è stato ribadito ieri in Commissione regionale Sanità, con l’audizione del direttore generale dell’Azienda ospedaliera, Luciano Flor, e del past president della Scuola di Medicina, professor Davide Ferrara. «L’accordo realizza una cooperazione tra Università e Regione per il perseguimento dei rispettivi compiti istituzionali — spiega Fabrizio Boron, presidente della commissione —. In particolare definisce i rispettivi ruoli e oneri finanziari». «L’Azienda Ospedale-Università produrrà formazione e innovazione nelle cure, quindi non sarà più valutata solo per l’assistenza ma per il prodotto globale, comprensivo di didattica e ricerca — aggiunge Ferrara —. I finanziamenti dovranno comprendere questi nuovi parametri e i medici ospedalieri meritevoli potranno diventare professori universitari. Si sancisce poi un connubio fondamentale con la medicina territoriale, per garantire un collegamento stretto fra prevenzione, diagnosi, terapia e riabilitazione».
D’accordo il Pd, con Claudio Sinigaglia: «Il protocollo di intesa, fortemente innovativo e frutto di un lavoro triennale, introduce anche a livello nazionale novità fondamentali». Ora dovrà passare in consiglio regionale, ma prima bisogna aspettare l’esito del ricorso del governo alla Consulta sul passaggio inerente l’indennità integrativa per l’attività assistenziale agli universitari.
Michela Nicolussi Moro – Il Corriere del Veneto – 12 aprile 2017