Ieri ai centralini dei vigili del fuoco sono arrivate un centinaio di telefonate di richieste d’aiuto, la media è di trenta al giorno. Ma con la crisi di uomini e mezzi il comando fa uscire gli uomini solo se ci sono gli estremi del soccorso tecnico urgente e ha ribadito che la competenza è di Comuni e Usl
PADOVA. Calabroni, vespe, imenotteri e api. Come ogni estate si ripropone l’emergenza legata alla presenza massiccia dei nidi di questi insetti che tanto spaventano. Ma mentre in passato bastava contattare il 115 per avere a casa propria una squadra dei vigili del fuoco, ora la musica è cambiata. Con una lettera formale il comando provinciale dei pompieri di Padova, qualche giorno fa, ha sottolineato che la competenza per questo genere di interventi è dei Comuni o eventualmente delle Usl. Questo sta causando non poche proteste, perché le richieste sono tante. Giusto per fare un esempio, nella giornata di ieri tra Padova e provincia ne sono arrivate ben 85: la media è di 30 al giorno.
«Ci sono abitudini consolidate che è il caso di riportare nell’alveo della normalità», spiega con fermezza Salvatore Demma, ingegnere, comandante provinciale dei vigili del fuoco. «Esiste una delibera della giunta regionale del 2006 che stabilisce la competenza per questo genere di interventi. Se poi negli ultimi anni abbiamo sempre chiuso un occhio, ora non è più possibile. Noi interveniamo solamente dove ci sono gli estremi del “soccorso tecnico urgente”. Mai rifiuteremo di intervenire in scuole, case di riposo o laddove ci sono disagi e pericoli. Certo non possiamo più andare casa per casa a sopperire alle carenze domestiche».
Tra incendi boschivi, soccorsi a persone, incidenti stradali e problemi statici i turni di lavoro dei pompieri sono sempre più massacranti. Con una simile situazione non si può fare fronte a 85 richieste in un giorno solo. «Anche perché», puntualizza Demma, «abbiamo una oggettiva difficoltà nel reperimento dei prodotti che devono essere usati in questi interventi. Ho inviato la lettera ai Comuni e devo dire che ho trovato molta collaborazione».
Il problema, a questo punto, sono gli utenti che improvvisamente vedono negato quello che consideravano un diritto. Tornando al problema dei costi, che in questo periodo di forti tagli è sicuramente uno dei fattori più rilevanti, va detto che fino a qualche anno fa il liquido disinfestante poi usato dai vigili del fuoco lo acquistavano Usl e Provincia. Improvvisamente la fornitura è stata interrotta e i pompieri si sono ritrovati senza prodotti. Per un periodo qualcuno si è pure messo la mano sul cuore, organizzandone l’acquisto in completa autonomia e rischiando così un procedimento alla Corte dei Conti. «La condizione attuale ci impone una brusca frenata», conclude Demma.
La novità ha scatenato un acceso dibattito sindacale tra gli appartenenti al Corpo. Da un lato c’è chi sostiene che i vigili del fuoco debbano comunque soddisfare le richieste di aiuto, dall’altro però c’è chi analizza i numeri e dice addio per sempre ad un modello non più sostenibile.
Ora spetta ai Comuni dotarsi di una struttura in grado di fare fronte all’emergenza. Quanto alle vespe, non è il loro numero a essere aumentato, ma la nostra percezione di questi insetti, perché in periodi di siccità, come quello che stiamo attraversando, cercano disperatamente acqua, avvicinandosi ai centri abitati dove sono attirati da sistemi di irrigazione, piccole fonti e alberi. Stesso discorso vale per le api
Il Mattino di Padova – 24 agosto 2012