di Claudio Malfitano. «Meno male che Silvio c’è». È il coro abbaiante dei quattrozampe padovani che entrano prepotentemente nella campagna elettorale. Al seguito dell’intuizione berlusconiana del “Movimento animalista” quasi tutti i candidati, infatti, si sono fatti ritrarre assieme a uno o più amici “pelosi”. Già perché, come sa bene il Cavaliere, l’elettorato amante degli animali da compagnia è piuttosto vasto e va coccolato perché potrebbe essere l’ago della bilancia.
E così via di selfie canini (stranamente nessuno ha scelto un gatto) tra coccole, palloni e guinzagli. Ovviamente tanto amore per gli animali trova spazio anche nei programmi elettorali. Così Massimo Bitonci vanta le 12 nuove “aree cani” realizzate in due anni e la promessa di attivare un “hospice” temporaneo per gli animali degli anziani ospedalizzati. Occhio però perché c’è anche il «contrasto all’abbandono di escrementi animali, attraverso sanzione pecuniaria».
Nuove aree per cani, iniziative contro gli abbandoni e lotta al randagismo sono gli impegni di Sergio Giordani che però dedica un capitolo anche al «mondo dei gatti», con la gestione delle colonie feline.
Non c’è la parola “animali” nelle 71 pagine del programma di Arturo Lorenzoni, ma il gruppo Ambiente vuole più «parchi diffusi». Il punto numero 63 dei 103 di Simone Borile e del Movimento Cinque Stelle indica «Padova amica degli animali» perché «parte integrante della città». Infine Rocco Bordin cita nel programma anche il suo Jimmy e promette più verde «nelle aree marginali e nelle isole spartitraffico».
Il Mattino di Padova – 1 giugno 2017