La sperimentazione all’Interspar. Alì testa un trasportino
di Elvira Scigliano. Io non posso entrare»: è solo un ricordo del passato il cartello che invitava a lasciare fuori dai negozi di alimentari gli amici a quattro zampe. Almeno è così all’Interspar dell’Ipercity dove, da fine marzo, all’interno del supermercato stanno testando dei carrelli pensati proprio per Fido e il suo padrone: si tratta di normali carrelli divisi a metà da separé, dove è possibile caricare la spesa senza promiscuità con l’animale.
Per il gruppo Aspiag-Despar (e per i negozi a marchio Conad) non è la prima iniziativa sul fronte della sensibilità verso i clienti a quattro zampe. Infatti di recente sono stati sottoscritti con la Federazione italiana associazioni diritti animali e ambiente (della quale è portavoce l’onorevole Michela Vittoria Brambilla), dei protocolli d’intesa per assicurare libero accesso agli animali domestici. Prima di introdurre i carrelli speciali per i cani, del resto, in tutti i punti vendita Aspiag-Despar era possibile ritirare gratuitamente una borsa, riservata agli animali, da poggiare nel carrello. Questa è la dimostrazione – sostengono dal gruppo – che si può rispettare l’obiettivo del regolamento europeo senza divieti.
Sullo stesso binario sta procedendo Alì, l’altro pilastro della dispensa padovana. Al momento hanno messo in campo una sperimentazione per i cani di piccola taglia in sette punti vendita nel padovano: Abano, Albignasego, Rubano, Casalserugo, Chiesanuova, via dei Colli e via Saetta (Arcella). I carrelli sono dotati di un trasportino in plexiglas trasparente, facilmente lavabile e dedicato al cane d’accompagnamento.
Ma nel mondo della grande distribuzione regna sovrana la confusione, con qualche guizzo di rigore: tutti i Pam padovani (e in gran parte veneti) non ammettono deroghe al divieto d’ingresso di animali, tanto da essersi attirati le ire della Lav (Lega anti vivisezione), ma basta spostarsi a Bologna perché la barriera sia abbattuta. Auchan è irremovibile, grandi o piccoli che siano, gli animali non entrano. In’s e Lidl idem. Coop demanda ai direttori dei punti vendita e, in gran parte, al buon senso. Le piccole botteghe tendono per la regola ferrea, tuttavia sono sempre di più quelli che chiudono un occhio per “amore” del cliente.
Dietro la libertà d’arbitrio delle singole catene commerciali, la stessa legge è incerta. A cominciare dal dispositivo della Comunità europea che si presta a diverse interpretazioni: «Occorre predisporre procedure adeguate per controllare gli animali infestanti e per impedire agli animali domestici di accedere ai luoghi dove gli alimenti sono preparati, trattati o conservati». Secondo gli animalisti gli animali non sono banditi, se non dal retro del bancone o dai magazzini, dove si preparano, trattano e conservano gli alimenti. Dove peraltro non può entrare nessuno – bipedi pensanti compresi – se non autorizzati.
Secondo buona parte dei supermercati, invece, anche l’area espositiva è interdetta agli animali e a confermarlo ci sarebbero gli scaffali della frutta e della verdura che sono a portata anche di “muso peloso”. E se non bastasse citano la legge italiana (14 febbraio 1974, numero 37, un po’ datata per la verità) che è perentoria: «L’accesso agli animali domestici, rappresentando una possibile fonte di contaminazione per gli alimenti in commercio, non è ammesso presso gli esercizi di vendita al dettaglio», scrive il Ministero, «le uniche esclusioni sono previste solamente per i cani guida per non vedenti e per i cani impiegati dalle forze dell’ordine».
Archiviata tutta la panoramica giurisprudenziale, arriviamo a oggi e all’epoca “animal friendly” che riguarda quasi esclusivamente i cani, vittime incolpevoli di questa diatriba umana. Il mondo sta cambiando al passo con le richieste della clientela, sempre più affezionata agli amici domestici. E così via alle spiagge aperte agli animali, agli alberghi che li coccolano e perfino al posto in aereo.
Il Mattino di Padova – 5 aprile 2018