E’ lunga e complicata la «saga» di Antonio e Guido Ambrosini, per anni fianco a fianco nella Clinica di Ginecologia e ostetricia dell’Azienda ospedaliera ma anche all’Università. Il padre primario e direttore del Dipartimento di Scienze ginecologiche, il secondo professore associato e a capo della struttura semplice di «Fisiopatologia della riproduzione umana».
Incarico, quest’ultimo, secondo la Corte dei Conti assunto nel 2007, «dopo apposita richiesta formulata dal professor Antonio Ambrosini» all’allora direttore generale Adriano Cestrone, ma in realtà Ambrosini junior coordinava l’attività di fecondazione assistita almeno dal 2003, dopo la specializzazione a New York. Nell’agosto di quell’anno dichiarava al Corriere del Veneto: «Nei centri pubblici i pazienti pagano solo il ticket. Un’inseminazione intrauterina, per esempio, si paga massimo 200 euro, che salgono fino a 500 per la Fivet».
E quindi Ambrosini sapeva già allora che una Fivet in Azienda ospedaliera costa 500 euro. Perchè dunque quando, nel 2010, è scoppiato il caso delle 400 pazienti trattate gratis la difesa disse che il professionista ignorava l’obbligo di riscuotere tale importo? Lo appurerà la Procura, che deve ancora chiudere anche l’altra inchiesta su Ambrosini padre, dal 2008 indagato insieme ai colleghi Gianfranco Fais ed Eric Cosmi per falso e abuso d’ufficio, perchè in almeno tre casi risultava in sala parto quando era altrove. A Shangai, nell’episodio più clamoroso che gli costò la sospensione dall’attività assistenziale (ma l’Università lo confermò al suo posto), fino al reintegro imposto dal Consiglio di Stato nel maggio 2009, quando cominciò a indagare anche la Corte dei Conti e quando ormai il ginecologo scelse la pensione. Però chiese 804 mila euro di danni morali e materiali all’Azienda ospedaliera, lo scorso 27 maggio condannata dal Tribunale del Lavoro a corrispondergliene 79 mila.
Una vittoria è arrivata pure per Guido, licenziato da Cestrone (gli viene imputato un «buco» di 300 mila euro e solo dopo due anni di battaglia le pazienti hanno ottenuto di non coprirlo di tasca loro), ma reintegrato dalla Cassazione, che ha confermato la pronuncia del Tribunale del Lavoro. Troppo tardi, lavora a Milano e fa l’opinionista al «Processo di Biscardi», dopo aver corso per il Senato con il Centro democratico di Massimo Donadi. Anche a suo carico la Procura di Padova ha aperto un secondo fascicolo, per l’utilizzo di cateteri equini per la fecondazione assistita. Con lui altri 5 indagati.
E pensare che nel 2004 uno studio sulla valutazione dei servizi sanitari da parte dei pazienti condotto dal Dipartimento di Psicologia generale aveva assegnato il primo posto alle Cliniche di Ginecologia venete, considerate i migliori reparti ospedalieri. Giudizio «ottimo», soprattutto «per la professionalità, umanità, cortesia e umanità dei medici».
Corriere del Veneto – 26 luglio 2013