Le indagini, la Guardia di Finanza di Padova, le aveva chiuse nell’estate 2008. Due anni dopo c’era stato il rinvio a giudizio e l’inizio del «calvario», come l’ha chiamato ieri Guido Ambrosini subito dopo aver sentito l’assoluzione pronunciata dal giudice Nicoletta Stefanutti, era entrato nel vivo.
Dal tunnel il professor Guido Ambrosini, ginecologo ed ex direttore del Centro di fertilità della Clinica padovana, ne è uscito dopo più di sei anni, passati tra inchiesta e udienze. Ne è uscito con una doppia assoluzione: «perché il fatto non sussiste» dall’accusa di turbativa d’asta e «il fatto non costituisce reato», dall’imputazione di falso. Secondo l’accusa Ambrosini, come componente della Commissione Tecnica di Valutazione dell’Azienda Ospedaliera, aveva avvallato la fornitura di cateteri da utilizzare per l’inseminazione artificiale, da parte della società fiorentina Cga Strumenti Scientifici: strumenti privi, sosteneva il pm, del marchio CE e destinati al solo uso veterinario, nello specifico equino.
«Rimane la soddisfazione per la vittoria di oggi – ha commentato Ambrosini, lasciando il palazzo di Giustizia -, ma è forte l’amarezza perché alla fine le persone si ricordano delle vicende negative». A smontare la tesi della procura ci ha pensato l’avvocato Violetta Messi, secondo cui Ambrosini non avrebbe avuto nessuna «ultima parola» sul via libera ai cateteri della ditta fiorentina, ma gli era solo stato chiesto quale sarebbe stato più funzionale in sala operatoria. «Il professor Ambrosini – ha spiegato il legale – non sapeva né poteva sapere delle autorizzazioni CE o di altro, non aveva il compito di verificare le norme».
Il professor Ambrosini però non è stato il solo a esultare nel primo pomeriggio di ieri. Dalle stesse accuse di turbativa d’asta e concorso in falso ideologico per la stesura della relazione finale che, a detta del pm Ferrero, avrebbe aperto le porte alla fornitura della Cga, sono stati assolti anche i colleghi Massimo Castoro, difeso dall’avvocato Lorenzo Locatelli, e Alessia Lazzaro, assistita dal penalista Gianni Morrone, entrambi componenti della Commissione valutatrice. Mentre Lorenzo Fabbrini (avvocato Federico Bessega) e Giovanni Ermini (avvocato Cristina Cortese), ex amministratori delegati della ditta, accusati di frode in pubbliche forniture per aver «piazzato» all’ospedale di Padova cateteri per equini, da utilizzare nell’inseminazione artificiale, sono stati condannati, a testa, a un anno di carcere e mille euro di multa. Accusa da cui è stata assolta Karim Schat, all’epoca rappresentante legale della Cga.
A far gridare allo scandalo ci avevano pensato con un esposto un veterinario padovano e la moglie: dopo essersi rivolti al Centro per la sterilità per concepire un figlio, con l’inizio dell’inseminazione intrauterina, il marito si era accorto della somiglianza di quei cateteri Tom Cat, prodotti dalla messicana Kendall Sovereign, a quelli utilizzati per i cavalli.
Nicola Munaro – Il Corriere del Veneto – 15 novembre 2014