Roberto Petrini. Pier Carlo Padoan appone il suo sigillo al piano-Renzi di riduzione delle tasse. Parlando alla manifestazione della Confcommercio sposa le ragioni di chi chiede la riduzione della pressione fiscale: «aiuterà crescita, occupazione e ripresa», annuncia. Ma con tre aggettivi fissa i paletti sulle eventuali coperture: il taglio deve essere «credibile, sostenibile e permanente ».
Significa che la riduzione delle tasse per essere «efficace » deve convincere i cittadini e per farlo deve esser finanziata in modo strutturale, cioè «con tagli di spesa». Tagli che possono essere fatti perché c’è un enorme potenziale di «miglioramento e efficienza». In una parola: spending review.
Musica per le orecchie di Carlo Sangalli, presidente della Confcommercio, che chiede di bloccare l’aumento dell’Iva previsto dalla clausola di salvaguardia (e Padoan lo rassicura) e suggerisce, in base ad un proprio studio, che ci sono 23 miliardi di spesa locale da eliminare senza incidere sui servizi, adeguandosi semplicemente ai livelli di efficienza della Lombardia.
La questione delle coperture tuttavia resta un rebus: Padoanha dichiarato di essere in completa sintonia con Renzi ( «Altrimenti farei già un altro mestiere », ha detto) ma l’accento posto sui tagli alla spesa pubblica a fronte della riduzione delle tasse fa passare in secondo piano l’idea coltivata a Palazzo Chigi ed espressa dal consigliere economico Yoram Gutgeld di chiedere nuova «flessibilità» a Bruxelles, in pratica l’applicazione di una nuova «clausola delle riforme» o la copertura in deficit della riduzione delle tasse.
Velata polemica di Padoan anche nei confronti del muro avanzato dalla sinistra Pd con Bersani che aveva parlato di «demagogia» e aveva chiesto di porre l’evasione fiscale tra i primi obiettivi del governo. «Non c’è contraddizione tra riduzione delle tasse e lotta all’evasione », ha detto il ministro dell’Economia. Ed ha aggiunto: «Non capisco le affermazioni che dicono che invece che tagliare le tasse bisogna aumentare la lotta all’evasione».
Indicata con chiarezza da parte del Tesoro la linea sulle coperture (avallata anche dalla cautela espressa ieri dal Commissario Moscovici sul progetto italiano di riduzione fiscale) non resta che iniziare la caccia alle risorse in vista della legge di Stabilità del prossimo autunno. Circa 25 miliardi se si contano Tasi, sterilizzazione di aumenti Iva e accise, reindicizzazione pensioni, nuovi contratti statali, Robin tax, reverse charge, rinnovo sconti per l’assunzione di lavoratori a tempo indeterminato.
Per ora il lavoro è a metà strada: il grosso dei tagli è composto dai 10 miliardi della spending review che potrebbero salire a 15. Dove trovarli? Circa 6 miliardi verrebbero da ministeri, tagli di beni e servizi (con la riduzione a 35 delle centrali appaltanti) e sanità. Quest’ultimo aspetto è cruciale: sebbene i tecnici della spending lo escludano si parla di un taglio del 15 per cento dell’assistenza specialistica ambulatoriale e delle riabilitazioni ospedaliere che diventerebbero a pagamento se considerate «inappropriate». Dal pacchetto Madia (se diventerà legge ad agosto) si conta al recupero di un paio di miliardi (di cui 1 dalla riduzione da 8.000 a mille della partecipate, dato contestato dall’Anci): nel provvedimento anche il passaggio di 8.000 forestali ai Carabinieri, la riduzione delle prefetture da 105 a 60. Allo studio anche una stretta sulle invalidità e l’assistenza.
Repubblica – 23 luglio 2015