A certificare le difficoltà della ripresa italiana arrivano le analisi dell’Upb, l’Ufficio parlamentare di bilancio, l’autorità indipendente che per statuto verifica le previsioni economiche del governo. Nella nota congiunturale di luglio, l’autorità guidata da Giuseppe Pisauro dice che una «crescita nel 2016 dell’1,2%, come ipotizzato dal governo del Documento di economia e finanza, appare non raggiungibile».
Quale potrebbe essere l’andamento del Pil, il prodotto interno lordo, alla fine dell’anno? Secondo l’Upb, se nell’ultimo trimestre ci dovesse essere una dinamica «contenuta ma pur sempre favorevole», il tasso di crescita rispetto all’anno scorso sarebbe «poco sotto l’1%».
La revisione riguarda anche le stime di crescita dell’anno prossimo, per il quale si prevede una «ripresa meno dinamica». In buona parte si tratta dell’effetto della Brexit, l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea dopo il referendum di un mese fa. Ma le cose vanno meno bene del previsto anche a livello interno. È vero, sottolinea l’Upb nel documento, che dal lavoro arrivano segnali positivi. Ma pesano l’inflazione in territorio negativo, la debolezza degli investimenti. E soprattutto gli «elementi di incertezza che spingono le famiglie verso comportamenti prudenziali di spesa». Le persone consumano meno, pure quelle che potrebbero spendere di più.
Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan riconosce che la situazione è meno rosea rispetto a pochi mesi fa: «Quando a livello globale ci sono eventi come la Brexit, il quadro economico è difficile. Inutile negarlo, e vale pure per la finanza pubblica». Anche per questo, secondo Padoan, bisogna fare «ogni sforzo per utilizzare al meglio le risorse disponibili», facendo ricorso anche alla spending review che, sottolinea il ministro, «non è morta». Proprio ieri il commissario alla revisione della spesa pubblica, Yoram Gutgeld, ha ricordato che quest’anno i frutti della spending arriveranno a 26 miliardi di euro. E sempre ieri, con la pubblicazione del relativo decreto in Gazzetta ufficiale, sono operativi i prezzi benchmark per 34 convenzioni Consip, la società per gli acquisti della pubblica amministrazione, che dovrebbero portare a risparmiare un altro miliardo di euro nelle forniture pubbliche. Sembra difficile, però, accelerare su alcuni capitoli sensibili, come la sempre invocata revisione delle agevolazione fiscali. Alla vigilia del referendum costituzionale di ottobre, non porterebbe certo voti.
L. Sal. – Il Corriere della Sera – 27 luglio 2016