Lotta all’evasione. «Monitoraggio sui risultati e azione permanente. Bisogna evitare di addormentarsi su risultati che paiono acquisiti». «Il sistema tributario può e deve essere modificato in modo da favorire la crescita, non solo garantendo la certezza, ma possibilmente eliminando i costi di gestione e di fare impresa, di fare attività economica in senso più lato».
È quanto ha dichiarato nella sua prima uscita ufficiale il neo ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan intervenendo in Aula alla Camera nella discussione generale sul Ddl delega fiscale. Il neo ministro spiega che la «strategia per posti di lavoro e imprese» sarà uno dei «punti chiave che guideranno l’azione del governo. In questo periodo di ripresa debole, che il governo si impegna a rafforzare».
Lo strumento della delega fiscale che oggi sarà approvata definitivamente dalla Camera rappresenta un’occasione da cogliere al volo: «Il Governo – ha aggiunto Padoan – è sicuramente molto soddisfatto di avere a disposizione questo strumento». Tra le principali direttrici della delega il ministro ha ricordato «la ridefinizione dell’abuso del diritto unificata a quella dell’elusione, la revisione delle sanzioni penali e amministrative, il miglior funzionamento del contenzioso e del rapporto con i contribuenti» in linea con le proposte Ocse.
La delega fiscale, sempre secondo Padoan, non ha soltanto «l’obiettivo di aumentare la certezza del diritto e diminuire i costi di compliance. Ci sono altri obiettivi altrettanto importanti: assicurare maggiore equità nella determinazione delle basi imponibili catastali». Si tratta di «uno degli obiettivi a cui il governo dedicherà attenzione con la collaborazione tra l’agenzia delle Entrate e dei comuni e si baserà su una continua interazione con le parti sociali».
Nessuno sconto agli evasori. Sul tema della lotta all’evasione il ministro è diretto: «Il monitoraggio dei risultati della lotta all’evasione e gli effetti di efficienza richiedono una permanenza dell’azione di contrasto all’evasione e quindi strumenti che evitino l’addormentarsi su risultati che paiono acquisiti e che invece devono essere confermati continuamente».
Dopo due anni, tre governi (Tremonti, Monti e Letta) e due legislature, dunque, la Camera oggi darà il via libera alla delega sulla riforma del Fisco. Oggi l’Aula di Montecitorio voterà sui singoli articoli e senza modidificare il testo messo a punto dalle Commissioni Finanze in questo primo anno di di legislatura. Nessun gruppo politico ha infatti presentato emendamenti da votare oggi in Aula. Sul voto finale, comunque, non si esclude l’astensione di Sel e M5s, così come è accaduto ieri in Commissione Finanze che ha preceduto l’approdo in Aula della delega. I deputati pentastellati, comunque, sono pronti a votare contro sull’articolo 14, quello che fissa i principi di riordino della tassazione e del mercato dei giochi pubblici.
La spinta alla crescita che potrà arrivare dalla delega fiscale passa anche per la revisione dell’imposizione sui redditi di impresa, «in un’ottica di semplificazione e razionalizzazione», con l’eliminazione di alcuni vincoli all’internazionalizzazione delle imprese. Non solo. La revisione dell’imposizione sui redditi di impresa individuale e da attività professionale, nella direzione della uniformità di trattamento rispetto alle società di capitali, che si potrà tradurre con l’introduzione dell’Imposta sul reddito dell’imprenditore (Iri), secondo l’Economia, potrà rendere più neutrale il sistema tributario, soprattutto rispetto alla forma giuridica, e favorire la patrimonializzazione delle imprese, in continuità con l’Aiuto alla Crescita Economica (Ace).
Intanto il Mef ha fornito una precisazione dei risparmi di spesa che potranno arrivare dal “piano Cottarelli”. Le cifre sulla revisione della spesa circolate nella giornata di ieri (10 miliardi dai tagli alle municipalizzate), non hanno fondamento. Le proposte ufficiali del Commissario per la revisione della spesa, Carlo Cottarelli, continua la nota di via XX settembre, saranno illustrate «all’apposito Comitato interministeriale, l’autorità politica a cui lo stesso Commissario è previsto che riferisca». Secondo il Pd la cifra recuperabile già nel 2014 sarebbe intorno ai 5-6 miliardi. Cioè quasi la metà di quanto indicato da Matteo Renzi (10 miliardi) come intervento sul cuneo fiscale.
Il Sole 24 Ore – 27 febbraio 2014