Deficit al 3% e nel 2015 si liberano 10 miliardi per la crescita. Nell’autunno nero dell’economia, l’Italia si «blinda» ai margini estremi delle regole del Patto di stabilità europeo: invoca “circostanze eccezionali” e rinvia al 2017 il pareggio di bilancio.
«Il quadro macroenomico è molto deteriorato», ha detto ieri il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, dopo il consiglio dei ministri, che ha varato un Documento di economia e finanza, la cornice della politica economica del prossimo anno, che sembra andare verso una prova di forza con l’Europa. Quest’anno il Pil scenderà dello 0,3%.
Con un economia che ormai sta in recessione da tre anni consecutivi, deflazione conclamata e disoccupazione oltre i livelli di guardia, il governo ha cercato di evitare una manovra pesante e ha scelto anche di alzare l’asticella del rapporto deficit-Pil: quest’anno non abbiamo più un obiettivo del 2,6 per cento ma saliremo al 3 per cento tondo, o siamo già arrivati a quel punto visto che mancano tre mesi al risultato finale. Anche per il 2015, oggetto della prossima legge di Stabilità, il target del deficit in rapporto al Pil è stato alzato e fissato dal governo al 2,9 per cento. «I vincoli con l’Europa sono rispettati », ha tenuto a ribadire Padoan. La «forzatura » del target non è dovuta, almeno in apparenza, alla scarsa tenuta dei conti pubblici: il deficit-Pil del prossimo anno andrebbe da solo al 2,2 per cento e i sette decimi di punto in più per arrivare al 2,9, circa 10 miliardi, alleggeriranno la manovra e serviranno per lo sviluppo. Padoan del resto ha confermato gli 80 euro, non ha escluso un intervento sul Tfr e ha assicurato che ci sarà una riduzione del costo del lavoro delle imprese.
Ma sul pareggio di bilancio strutturale, norma voluta dal Fiscal compact e per la quale Padoan lunedì aveva chiesto maggiore flessibilità, si va allo «sfondamento»: dopo lo slittamento al 2016, che già aveva provocato frizioni con Bruxelles e discussioni sul metodo di calcolo adottato in Europa che ci penalizza, si prevede un rinvio di un ulteriore anno al 2017. «Siamo in una situazione che richiama le cosiddette “circostanze eccezionali”, crescita negativa con tre anni consecutivi e crescita dei prezzi vicina allo zero, è lecito immaginare un rallentamento del processo di aggiustamento strutturale», ha osservato il ministro dell’Economia italiano con l’occhio alle prossime trattative con l’Europa. E il sottosegretario Delrio ha escluso qualsiasi manovra correttiva.
In una situazione come quella che si sta configurando anche il debito non poteva che salire. quest’anno si porta al 131,6 del Pil e il prossimo al 133,4%. Sulle privatizzazioni, anche sulla base dell’andamento dei mercati, non si potrà contare più di tanto: anzi l’obiettivo viene ridotto quest’anno dello 0,7 per cento del Pil anche se Padoan ha assicurato che si «recupererà» nel 2015.
La vera responsabile della sterzata sui conti è la recessione: il Def prende atto che quest’anno sarà il terzo di caduta e che il prodotto interno lordo si contrarrà dello 0,3% (contro le aspettative di aprile di un più 0,8 per cento), mentre il prossimo anno ci si accontenterà dello 0,5 (contro l’1,3 previsto). Del resto anche ieri l’Istat ha diffuso cifre assai poco rassicuranti: l’andamento del terzo trimestre (che sarà noto il 14 novembre) già si profila vicino allo zero, sommato ai primi due negativi darà più o meno le nuove stime del governo. A peggiorare la situazione c’è la deflazione, cioè la fase acuta della recessione: a settembre su agosto c’è stata una contrazione dei prezzi dello 0,3 per cento (rispetto ad un anno prima dello 0,1 per cento).
Repubblica – 1 ottobre 2014