Aumento medio di 85 euro garantito a tutti, salvi l’orario di 36 ore e l’art.18, via le norme penalizzanti in materia di assenze e malattie e spazio invece alla flessibilità. Con la firma del contratto degli statali, apposta, dopo una lunghissima trattativa, nella notte tra venerdì e sabato, si supera, dopo quasi dieci anni di blocco contrattuale, il primo scoglio per i rinnovi della Pubblica Amministrazione. « Impegno mantenuto » , scrive su Facebook la ministra Marianna Madia, sottolineando che « grazie alle risorse stanziate dal governo con la legge di Bilancio » il nuovo contratto garantisce anche «la salvaguardia del bonus 80 euro per i lavoratori che lo percepivano » , che non viene dunque fagocitato dagli aumenti contrattuali.
Viene riformulato il criterio di attribuzione dei premi di produzione, che supera le rigidità della legge Brunetta. Archiviate anche le norme penalizzanti in materia di malattie, anzi arriva la possibilità di usufruire di permessi speciali per l’effettuazione di terapie, visite specialistiche ed esami, e c’è una maggiore protezione nel caso di malattie gravi. Una norma particolarmente innovativa permette di prestare o regalare ai colleghi le ferie che eccedono le quattro settimane di cui tutti per legge devono fruire. Arrivano poi i 15 giorni di ferie matrimoniali per le coppie omosessuali e i permessi studio per i lavoratori a tempo determinato, e si inaspriscono le sanzioni per chi commette molestie sessuali sul lavoro.
Soddisfatti i sindacati: «É un segnale positivo per tutto il paese», dice la segretaria generale della Cisl Annamaria Furlan. «Un risultato storico», conferma la segretaria generale della Fp Cgil Serena Sorrentino. Ma ancora la strada è lunga. Intanto, bisognerà superare gli attuali inquadramenti contrattuali, ormai inadatti all’organizzazione del lavoro: a farlo, spiega Sorrentino, sarà «una commissione che dovrà immediatamente produrre un corretto inquadramento, nuove regole per le progressioni, il riconoscimento pieno delle professionalità e delle competenze » . Tra l’altro, ricorda il segretario confederale della Uil Antonio Foccillo, al blocco contrattuale si è aggiunta alcuni anni fa anche una norma del governo Monti che «prevedeva che gli scatti di carriera fossero riconosciuti dal punto di vista normativo, ma non economico». In pratica, si veniva promossi ma senza alcun aumento di stipendio. Gli statali sono 247.000. Ad attendere il rinnovo del contratto ci sono ancora i circa 600.000 dipendenti del comparto sanità, 1.200.000 dipendenti di scuola, università e ricerca e 500.000 degli enti locali. È per questi ultimi che il reperimento delle risorse necessarie a garantire gli aumenti potrebbe essere più complesso, dice Foccillo: «Molti enti locali sostengono che mancano risorse importanti, che dovrebbero arrivare dal governo. E qualche problema nei giorni scorsi è emerso anche per la scuola». Per la scuola le risorse ci sono, spiegano fonti della Funzione Pubblica. Mentre, dice la relatrice al Senato alla legge di Bilancio Madga Zanoni (Pd), « gli enti locali dovranno provvedere con risorse proprie. Proprio per questo nell’ambito dell’assegnazione degli ‘ spazi finanziari’ sono stati allentati i vincoli di bilancio » . Il comparto che dovrebbe presentare meno problemi è quello della sanità: qui le risorse sono stanziate in parte dallo Stato e in parte dalle Regioni, ma sono state già individuate.
Repubblica – 24 dicembre 2017