«Rispetto e attenzione». Ma la sostanza non cambierà. Al ministero della Funzione pubblica non commentano le rivendicazioni e i toni che hanno attraversato la piazza di Roma. Il ministro Marianna Madia non parla della manifestazione degli statali. E i suoi lasciano trapelare poche frasi di circostanza. Ambienti di Palazzo Vidoni però confermano che la protesta non servirà a correggere il corso delle strategie del governo. Il che vuoi dire che la scelta, formalizzata con la legge di Stabilità, di congelare anche nel 2015 i contratti di 3,3 milioni di dipendenti pubblici è scritta nella pietra e non sarà modificata. Dunque il blocco degli stipendi, che va avanti dal 2010 (con un risparmio cumulato di circa 16 miliardi per le casse pubbliche), sarà prorogato anche nel 2015. Con buona pace delle aperture che il governo Renzi aveva fatto ad aprile quando non aveva escluso la possibilità di far ripartire la contrattazione.
I termini della questione li riassume una fonte del ministero della Funzione pubblica che conosce il dossier contratti. Spiegando che «servirebbero 2,1 miliardi il prossimo anno per adeguare i salari alla crescita di un punto dell’inflazione». E benché la dinamica dei prezzi sia moderata, il bilancio dello Stato non può permettersi quel finanziamento. O almeno così ha scelto Palazzo Ghigi che preferisce investire su altre poste per far ripartire l’economia. Nulla da fare nel 2015, insomma. E se ne riparlerà casomai nel 2016 quando, ragiona la nostra fonte, «confidiamo che la ripresa economica aprirà varchi nel bilancio dello Stato». Intanto, pero, la cruda realtà è che per il quinto anno consecutivo i dipendenti pubblici vedranno le proprie retribuzioni restare al palo. Così come indicato chiaramente dal Tesoro da diversi mesi, peraltro.
LE CIFRE DEL DEF Infatti nel Def messo nero su bianco un anno fa il blocco delle retribuzioni era già esplicitato nel calcolo tendenziale dei prossimi anni. E addirittura fino al 2018. Questo significa che fino a nuovo ordine i salari sono destinati a restare fermi per i prossimi 4 anni. Solo nel 2015, appunto, ci vorrebbero 2,1 miliardi per sbloccare la situazione. Che salirebbero a 4,5 per scongelare gli aumenti nel prossimo biennio. Le conseguenze, per i portafogli degli statali, cominciano a farsi pesanti. Dati della ragioneria del Tesoro alla mano, un dipendente pubblico è titolare di una retribuzione lorda annua di 21.405 euro lordi. Calcolando che tra il 2009 e il 2014 il tasso d’inflazione è stato del 2%, l’adeguamento contrattuale avrebbe dovuto far salire il salario a quota 23.510 euro. In soldoni, solo quest’anno, un travet medio ci ha rimesso 2 mila euro di potere d’acquisto.
Michele Di Branco – Il Messaggero – 10 novembre 2014