La disparità di considerazione con gli uomini è elevata, il gentil sesso a capo di organismi o enti è in media rappresentato tra il 10 ed il 14 per cento
Il regolamento per le quote rosa’ nelle società controllate pubbliche, che entrerà in vigore il 12 febbraio, è un’importante premessa per scardinare una tendenza molto diffusa ai vertici delle amministrazioni pubbliche che registrano ancora basse percentuali di presenze femminili. Una situazione che si verifica nonostante l’eccellenza delle donne sia ampiamente dimostrata nei concorsi pubblici, ultimo in ordine di tempo quello per la ricostruzione dell’Aquila La disparità è evidente, come dimostra un recente studio di Rete Annida, il network di donne che lavorano nelle carriere direttive della pubblica amministrazione: le donne nelle stanze dei bottoni sono ancora poche. Solo una donna compare alla presidenza della Consip, tra le principali società partecipate dal Mef, che fanno capo allo Stato centrale, come Eni, Enel, Enav, Anas, Cdp, Finmeccanica, Fs e Poste. Nessun amministratore delegato donna negli organismi partecipati da enti pubblici non economici, ministeri e Regioni a statuto speciale. Nelle amministrazioni che detengono partecipazioni in consorzi o società, la presenza femminile è davvero contenuta, solo il 13% dei consiglieri. Non vi sono donne tra i presidenti degli organismi partecipati dalle Agenzie fiscali, Monopoli di Stato, enti ex art.70, istituzioni ed enti di Ricerca, e dai ministeri. Escludendo gli organismi partecipati dal Servizio sanitario nazionale, nei quali le donne raggiungono il 14%, nei rimanenti organismi partecipati la presenza femminile nella carica di presidente varia da un minimo del 4% a un massimo del 7%. Nessun amministratore delegato donna figura ancora negli organismi partecipati da istituzioni ed enti di ricerca, dai ministeri, da Province e Università, mentre nei restanti organismi partecipati donne amministratore delegato sono tra l’8% e il 10%. Quanto ai vertici amministrativi della Presidenza del Consiglio e dei ministeri sono solo 10 le presenze femminili su 44, appena il 23%, mentre i dirigenti generali donne sono 132 su 370, il 36%. In particolare, la percentuale di dirigenti generali e apicali è al di sotto della media presso i ministeri degli Esteri, dell’Agricoltura, delle Infrastrutture e Trasporti e addirittura nessun dirigente o apicale è donna al ministero dell’Ambiente (i dati dell’indagine più aggiornati sono di maggio 2012). Spesso quando sono presenti dirigenti api-cali donne, ricoprono il ruolo di vice oppure rivestono il ruolo di capi dipartimento del personale. Nelle Agenzie la percentuale di manager donne non va oltre il 21%, mentre tra i 12 enti vigilati dal Miur, quali Asi, Ingv e altri, nessun presidente o direttore generale è donna, mentre la presenza femminile è maggiore nei collegi dei revisori. Nelle Authority, a maggio 2012, su un totale di 41 componenti le donne sono soltanto 3 indudendo tra queste anche la Civit, l’unica al cui vertice c’è un presidente donna. Tra le posizioni apicali invece le donne sono 2 su 15 mentre Consob, garante Privacy e Autorità su contratti non hanno nè commissario donna nè apicali al femminile. Non va meglio nella magistratura. Sei magistrati ordinari donne sono al 46%, la situazione cambia radicalmente quando si considerano negli uffici giudicanti gli incarichi direttivi e semidirettivi, tra i primi solo il 17% è donna, tra i secondi il 28%. Negli uffici requirenti ancora peggio, la percentuale è dell’11% per incarichi semidirettivi e 11% per i direttivi. Diversa invece la situazione nell’ambito dell’Anm dove sono state introdotte quote di genere di risultato’ del 30% per le elezioni del comitato direttivo centrale, in forza delle quali le donne nel direttivo ora sono il 33% del totale, dopo le elezioni di febbraio 2012 e ben il 56% dei componenti della giunta esecutiva. Sono state poste quindi le premesse per aumentare le presenze anche nel Csm che ad oggi conta solo 2 donne a fronte di 24 membri elettivi. Nessuna donna è presidente di un Tar, o presidente aggiunto o di sezione del Consiglio di Stato e alla Corte dei conti solo 7 donne su 63 posizioni apicali, in prevalenza nelle sezioni regionali e sono 3 su 22 le procuratrici regionali. Per quanto attiene alla carriera diplomatica la presenza ai vertici è esigua, sono solo 2 le donne ambasciatore a fronte di 32 ambasciatori uomini e su 910 diplomatici solo 168. Mentre sono in linea con la quota rosa le donne prefetto, il 33% sono 70 su 214 ma la percentuale scende tra i titolari di prefettura 28 su 106, nonostante le donne in questo settore siano più degli uomini, su un totale di 1348 prefetti, viceprefetti e viceprefetti aggiunti, 718 sono donne.
Ore 12 – 31 gennaio 2013