Il Sole 24 Ore, Gianni Trovati. Con la firma dell’accordo quadro fra Aran e sindacati sulla definizione dei comparti e delle aree dirigenziali parte ufficialmente la stagione dei rinnovi contrattuali nel pubblico impiego. La tornata, che riguarda il 2022/24 e nelle prossime settimane vedrà aprirsi i tavoli negoziali dopo l’atto d’indirizzo generale (la cosiddetta «direttiva madre») e quelli specifici per i settori, ha due caratteristiche che la differenziano dalle precedenti. È di gran lunga la più ricca, perché nel conteggio che comprende anche sanità, enti territoriali e gli altri settori che finanziano gli aumenti con i loro bilanci autonomi muoverà oltre 9 miliardi di euro, contro i quasi 7 miliardi del 2019/2021 e i 5 del 2016/2018, prospettando un aumento medio del 5,78% (due punti in più dell’ultimo rinnovo); ma è anche la prima a non coprire l’inflazione, che nei trienni precedenti era stata abbondantemente superata anche se le cifre sul tavolo erano inferiori mentre ora avrebbe bisogno per essere compensata da uno stanziamento più che triplo, ovviamente ingestibile per i conti pubblici.
In ogni caso l’effetto ricostituente alle buste paga dei dipendenti pubblici indebolite dalla corsa dei prezzi è il compito principale dei nuovi contratti, che anche per questa ragione provano a tagliare i tempi grazie ai fondi messi dalla legge di bilancio. «Da tempo fra una tornata contrattuale e l’altra non c’era questa continuità», rivendica il ministro per la Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo. E in effetti i lavori sui nuovi atti di indirizzo partono mentre si è appena chiusa la stagione dei rinnovi 2019/21 (l’ultima intesa, quella sui medici, è passata in consiglio dei ministri appena prima di Natale). E nelle intenzioni del Governo dovrebbero procedere con un calendario che evita la sequenza tradizionale, in cui sono ministeri e agenzie fiscali a fare da apripista, per andare incontro alle priorità individuate nella sanità e negli enti territoriali. Insieme a sicurezza e difesa, anch’essi finanziati dalla legge di bilancio, che vedranno partire le trattative subito dopo aver concluso, entro il 31 gennaio, la revisione della rappresentatività delle associazioni a carattere sindacale.
Comunicato COSMED
Mantenuta la distinzione tra Dirigenza Sanitaria e Dirigenza Amministrativa, Tecnica e Professionale.
Si avvia a conclusione la stagione degli accordi quadro 2022-2024, mentre i contratti nazionali, attendono ancora la conclusione dell’iter 2019-2021.
È stata sottoscritta oggi pomeriggio all’ARAN da tutte le confederazioni tranne Cida e Usb, l’ipotesi di accordo per le aree e i comparti per la stagione 2022-2024. Si tratta di un contratto quadro preliminare a tutti i contratti nazionali che definisce la composizione dei soggetti e delle Amministrazioni che afferiscono ai vari comparti.
“Tale composizione è rimasta invariata e in particolare – sottolinea Giorgio Cavallero Segretario Generale Cosmed – è stata mantenuta la distinzione tra Dirigenza Sanitaria e Dirigenza Amministrativa, Tecnica e Professionale. Si avvia pertanto a conclusione la questione della collocazione della Dirigenza PTA che ha visto questa Confederazione a lungo impegnata sul piano legislativo per l’abrogazione del comma 687 che imponeva il ritorno della Dirigenza PTA nell’area sanità, abrogazione ottenuta nel DL 75 del 22.6.2023. Il contratto richiede ancora la sottoscrizione definitiva che potrà avvenire dopo l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri e della Corte dei Conti ma non sono previste complicazioni anche per l’invarianza della composizione e conseguentemente l’assenza di oneri aggiuntivi per la contrattazione”.
“Di fatto – prosegue Cavallero – si conferma che i contratti quadro viaggiano sostanzialmente in orario mentre i contratti nazionali a causa del mancato finanziamento da parte delle leggi di bilancio sono in costante ritardo: di fatto non si è ancora concluso l’iter del contratto 2019-2021 (scaduto il 31.12.2018) per l’area sanità e funzioni locali”.
“È emersa – conclude Cavallero – una seria problematica sulla collocazione dei Policlinici dopo la trasformazione di Tor Vergata da Azienda mista a Policlinico Universitario con potenziali conseguenze molto gravi per la componente ospedaliera sul piano economico e normativo. È urgente definire, anche alla luce dei contenziosi in altre Regioni, la collocazione dei Policlinici Universitari che a nostro avviso non può che essere coerente con l’inquadramento contrattuale del Servizio Sanitario Nazionale.
Il Commento del ministro alla Pa Zangrillo
“Con questo contratto si avvia di fatto la nuova tornata contrattuale per il pubblico impiego – sottolinea il ministro per la Pubblica amministrazione, senatore Paolo Zangrillo –. Un impegno mantenuto e una ulteriore conferma della grande attenzione del Governo nei confronti delle nostre persone. Dopo aver dedicato il 2023 a recuperare i ritardi ereditati nella chiusura dei contratti del triennio 2019-2021, apriamo ora una nuova stagione di confronto grazie ai circa 8 miliardi di euro previsti in Manovra per i rinnovi. Un grande risultato non soltanto per l’assoluta rilevanza delle risorse a disposizione, circa un terzo della Legge di Bilancio, ma anche per le tempistiche: da tempo, infatti, tra una tornata contrattuale e l’altra non c’era questa continuità”.
“Un Paese moderno e innovativo trova il proprio fondamento anche in una macchina pubblica capace di rispondere in modo efficace ai profondi mutamenti sociali ed economici in atto. Proseguiamo dunque nel rafforzamento della Pubblica amministrazione, che è motore essenziale dello Stato, con l’obiettivo di valorizzare il lavoro dei dipendenti pubblici e, in questo modo, di fornire a cittadini, famiglie e imprese servizi in grado di favorire lo sviluppo e la crescita del Paese”.
10 gennaio 2024