Il governo gialloverde lavora a una riforma della Pa. Dopo la pausa estiva è atteso in Consiglio dei ministri il disegno di legge «concretezza» a cui sta lavorando la ministra della Pubblica amministrazione, Giulia Bongiorno. Oltre all’istituzione di un Nucleo che promuova, appunto, la concretezza delle azioni messe in campo dagli uffici pubblici il provvedimento punta a una nuova stretta anti-assenteisti. L’idea è utilizzare le impronte digitali o altri sistemi biometrici per stanare i “furbetti del cartellino”. Spazio anche a un maxi-piano di assunzioni già a partire dal 2019.
Era il 2008 quando il ministro della Funzione pubblica dell’epoca, Renato Brunetta, tuonava contro i “fannulloni” della Pa. Da allora tutti gli inquilini di Palazzo Vidoni hanno dichiarato di volersi impegnare nella lotta all’assenteismo. Da ultima Marianna Madia, che ha introdotto il licenziamento sprint in 48 ore per i “furbetti del cartellino” colti in flagranza. Alla lista sta per aggiungersi la ministra in carica Giulia Bongiorno che, dopo la pausa estiva, porterà in Consiglio dei ministri una nuova stretta. E lo farà con un disegno di legge ribattezzato “concretezza”.
La tecnologia contro gli assenteisti
La soluzione contenuta nella bozza in via di definizione, che Il Sole 24 Ore del Lunedì è in grado di anticipare, sembra uscita dalla penna di Philip K. Dick e dal suo Minority report. Oppure da un episodio di Black mirror. Se è vero, come recita l’articolo 2 del provvedimento, che «l’orario di lavoro dei dipendenti delle amministrazioni pubbliche» verrà «rilevato tramite sistemi di identificazione biometrica». E cioè impronte digitali, mappa dell’iride, riconoscimento vocale, per restare agli strumenti principali già utilizzati per la security (cyber e non) delle aziende private. A cui si aggiungeranno i più classici meccanismi di videosorveglianza. Sulla base di un decreto attuativo che il ministero della Pa elaborerà sentito il Garante della privacy.
Nonostante i numeri dicano che le misure degli anni scorsi stiano dando i primi frutti (ad esempio, i giorni di assenza nei ministeri in 5 anni sono calati da 166 a 129 milioni a fronte di un numero di dipendenti analogo), è la relazione illustrativa a spiegare la scelta del Governo gialloverde di intervenire di nuovo sul tema: «Recentemente – si legge – sono emersi ulteriori episodi che hanno evidenziato la gravità e la diffusione del fenomeno, dimostrando l’insufficienza e l’inidoneità delle modalità tradizionali di rilevazione delle presenze (cosiddetti fogli firme o badge)». Da qui l’intenzione di ricorrere alle nuove tecnologie ed espandere su larga scala le esperienze “pilota” più riuscite.
Il fine ulteriore è non pregiudicare quella «concretezza» che dà il nome al Ddl e che verrà perseguita da un «Nucleo» ad hoc. L’organismo in questione affiancherà l’ispettorato della Funzione pubblica e dovrà sovrintendere all’attuazione delle disposizioni in materia di organizzazione e funzionamento delle pubbliche amministrazioni, nonché all’individuazione delle eventuali azioni correttive. In primis monitorando l’attuazione del «Piano triennale delle azioni concrete per l’efficienza delle pubbliche amministrazioni» che Palazzo Vidoni dovrà elaborare ogni anno. Il neonato Nucleo potrà contare su 53 dipendenti: 23 già nell’organico delle Pa e 30 da reperire con concorso. Per un costo complessivo a regime dal 2019 di quasi 3,9 milioni. Da trovare attingendo a uno più fondi di riserva del Mef.
Piano straordinario di assunzioni
Ma le novità non finiscono qui. Soffermandosi sulle misure che diventeranno operative una volta incassato l’ok del Parlamento – per le quattro deleghe si veda l’articolo sotto – c’è la possibilità per le Pa di avviare un piano straordinario di assunzioni valido per il triennio. Anche mediante l’anticipazione degli ingressi al 2019. L’unico vincolo è che le risorse necessarie siano già a bilancio; al massimo si potrà beneficiare delle anticipazioni di cassa necessarie a precorrere i tempi.
Completano l’articolato un tris di interventi: l’interpretazione autentica di uno dei decreti delegati della riforma Madia (il 75 del 2017), in base alla quale il tetto per lo stipendio accessorio dei dipendenti pubblici non terrà conto delle risorse stanziate dai rinnovi; l’applicazione della spending review per il Viminale, che porterebbe all’annunciata sforbiciata di 29 prefetti attingendo però al personale addetto agli uffici generali, senza sguarnire alcuna Prefettura; una “toppa” alla querelle dei “Qui! Ticket”, che ha funestato l’estate degli statali. Le Pa interessate potranno chiedere la restituzione dei buoni pasto non utilizzati e attivare nuovi contratti per la loro sostituzione. Sarà poi Consip, che nelle scorse settimane ha disdetto il contratto con la società emittente, a recuperare i crediti insoluti. O almeno a provarci.
Licenziamenti e concorsi, nuovo riordino in vista
E’ passato poco più di un anno dal testo unico “Madia” sul lavoro pubblico, non si sono ancora monitorati gli effetti, ma il nuovo esecutivo è già pronto a rimettere mano alle regole su procedimenti disciplinari, precari e concorsi, valutazione.
Il nuovo “restyling” normativo è previsto dalla prima delle quattro deleghe tratteggiate sempre nella bozza del Ddl “concretezza”, su cui sta lavorando la titolare di palazzo Vidoni, Giulia Bongiorno.
L’obiettivo, descritto nel testo, è rilanciare «la produttività del lavoro pubblico per migliorare la qualità dei servizi offerti a cittadini e imprese». Per realizzarlo, la delega individua 11 principi e criteri direttivi da seguire nella stesura – entro 18 mesi – dei relativi Dlgs. Si parte dalla revisione delle modalità di accesso nella Pa: la strada maestra resta, come Costituzione prevede, il concorso pubblico, ma si apre alla possibilità di bandire selezioni «riservate» dedicate al personale «con le valutazioni migliori nell’ultimo triennio». Così da smaltire, nel tempo, e almeno in parte, la mole di precariato che riguarda la Pa (esclusa – un po’ a sorpresa – dalle regole più stringenti sui rapporti temporanei in vigore nel privato dallo scorso 14 luglio per effetto del decreto dignità).
Spazio poi a un ennesimo restyling dei procedimenti disciplinari, appena riordinati dal precedente Governo: qui la delega indica la necessità di una loro «razionalizzazione» attraverso l’individuazione di procedure specifiche in relazione alla tipologia di illecito commesso, nel rispetto, tuttavia, del contraddittorio e assicurando proporzionalità delle sanzioni. Inclusa quella estrema, vale a dire il licenziamento.
La delega Bongiorno evidenzia, inoltre, la necessità di ridefinire gli ambiti della disciplina e dell’organizzazione del rapporto di impiego alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni riservati, rispettivamente, alla legge, alla contrattazione collettiva, e, molto importante, all’autonomia decisionale del datore di lavoro (che viene, quindi, espressamente riconosciuta).
Il presupposto per una Pa efficace è una reale separazione tra vertice politico e amministrativo: su questo (delicato) aspetto la delega conferma la necessità di una precisa definizione dei singoli ambiti decisionali, con un sistema di premi e sanzioni, e puntando sulla rotazione dei dirigenti, incentivandone la mobilità.
Le altre tre deleghe contenute nel Ddl concretezza prevedono la riorganizzazione della Scuola nazionale dell’amministrazione (Sna), valorizzando le politiche di formazione e qualificazione del personale pubblico; del Formez; e un’accelerazione del processo di digitalizzazione della Pa, da realizzare con l’interoperabilità delle banche dati e individuando «forme di agevolazioni» dirette a incentivare l’uso delle tecnologie digitali (e, al tempo stesso, inibendo le erogazioni di servizi disponibili online con i canali tradizionali).
Il Sole 24 Ore – 20 agosto 2018