E sempre non fondate, sono state ritenute dalle Corte le contestazioni sull’esclusione, in caso di inadempimento dell’obbligo vaccinale e per il tempo della sospensione, del pagamento di un assegno a carico del datore di lavoro per chi sia stato sospeso. Sia per il personale sanitario, sia per il personale scolastico.
E ancora, è stata giudicata inammissibile, per ragioni processuali, la questione relativa alla impossibilità, per i professionisti della sanità che hanno trasgredito l’obbligo vaccinale, di svolgere l’attività lavorativa, quando questa non comportava contatti interpersonali.
Nel dettaglio, 11 erano le questioni sottoposte al giudizio della Corte costituzionale, sollevate dalla magistratura ordinaria e da quella amministrativa. Tra i casi sollevati, quello di una psicologa sospesa dal servizio malgrado svolgesse il suo lavoro da remoto e quello di altri lavoratori che lamentavano un trattamento peggiore rispetto al personale sospeso per ragioni disciplinari, ai quali comunque un assegno di natura alimentare continua a venire corrisposto.
E tra i diritti di rilevanza costituzionale che le varie ordinanze ritenevano violati, quello alla salute, il principio di uguaglianza, quello al lavoro e alla retribuzione.
La decisione della Corte a questo punto rimette nelle mani della politica la scelta di punire o meno i no-vax. Sono circa 2 milioni tra over 50, docenti, forze dell’ordine, operatori sanitari e le altre categorie che nei mesi scorsi hanno ricevuto la notifica dell’apertura del procedimento sanzionatorio per non aver rispettato l’obbligo vaccinale e che entro il 30 novembre avrebbero dovuto giustificare la mancata somministrazione, dovuta a motivi sanitari, come ad esempio l’aver contratto il Covid in quel periodo. A loro nei prossimi giorni l’Agenzia delle Entrate ribadirà la richiesta di corrispondere i 100 euro di multa per la mancata ottemperanza dell’obbligo introdotto dal Governo Draghi. A meno che nel frattempo non arrivi un’indicazione diversa dal legislatore e cioè da Parlamento. Ipotesi che in più occasioni era stata ventilata ma mai attuata. L’ultimo tentativo è ancora in corso. Il capogruppo della Lega al Senato Massimiliano Romeo e l’ex ministra Erika Stefani nei giorni scorsi hanno annunciato la presentazione di un emendamento al decreto legge anti-Rave party attualmente all’esame di Palazzo Madama nel quale si prevede il congelamento delle sanzioni almeno fino al 30 giugno. «L’emendamento è stato dichiarato ammissibile», conferma per il Carroccio il senatore Claudio Borghi che dà ora appuntamento in Aula al resto della maggioranza. Per ora nessuna reazione ufficiale dal Governo a cui dall’opposizione Mariastella Gelmini (Azione-Iv) chiede di «respingere il revisionismo no vax».
La discontinuità rispetto al precedente esecutivo però è già emersa in occasione dell’anticipo del reintegro dei medici no-vax negli ospedali. Senza dimenticare le dichiarazioni «mal comprese» del sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato di Fratelli d’Italia che si era mostrato scettico sulla efficacia dei vaccini.