Nonsologiovani. L’emergenza lavoro tocca anche le generazioni più mature: c’è una fetta d’Italia che, superata la soglia dei 50 anni, viene “espulsa” dal ciclo produttivo ed è in seria difficoltà a rimettersi in gioco.
Disoccupati senior che devono pagare tasse, affitti, bollette, spesso mantenere i propri figli, senza avere più la certezza di uno stipendio a fine mese: dall’inizio della crisi gli ultracinquantenni “iscritti al collocamento” sono più che raddoppiati, passando dai 171mila del 2008 ai 366mila del 2012, in base a quanto emerge dal report del centro studi Datalavoro realizzato per Il Sole 24 Ore.
Forte crescita
Una nicchia rispetto al totale dei disoccupati – oltre 3 milioni a giugno, di cui 642mila giovani – che cresce però a ritmi sostenuti e sfiora quota 900mila persone se si sommanoanchegliover50 inattivi escoraggiati (più di mezzomilione, cresciuti del 34% dal 2008).
«Prima della crisi – sottolinea Emilio Reyneri, ordinario di sociologia all’Università di MilanoBicocca- il tasso di disoccupazione in questa fascia d’età era molto basso, in primis perché era più facile andare in pensione anticipata. Il fenomeno si è ora amplificato sia per la recessione sia per la riforma del sistema previdenziale».
E le implicazioni non sono da poco. «Spesso si tratta di persone con figli ancora a carico – prosegue Reyneri – che rischiano di restare in stand-by per lungo tempo, anche perché hanno competenze obsolete e faticano a riqualificarsi».
Nello “stock” di 366mila disoccupati, 161mila sono a casa da un paio d’anni, 180mila da più tempo e 25mila non hanno mai avuto un impiego.
I nuovi disoccupati
Restringendo l’obiettivo sui senior che hanno lavorato l’ultima volta nel 2011 o nel 2012 (324mila tra disoccupati e inattivi scoraggiati) emerge che si tratta in prevalenza di uomini, residenti al Sud e con scarso livello d’istruzione. Oltre la metà abita infatti nel Mezzogiorno, e quasi due terzi sono maschi.
Se è vero, poi, che la stragrande maggioranza dei “neoespulsi” ha un titolo di studio basso (il 69% si è fermato al massimo alla terza media), i 16.500 laureati over 50 senza lavoro nell’ultimo biennio rappresentano ben il 45% di tutti i “dottori” disoccupati, «una proporzione più elevata che nelle altre classi – sottolinea il ricercatore di Datalavoro, Michele Pasqualotto – e che mostra come la laurea non sia stata uno scudo anticrisi efficace».
L’84% degli espulsi lascia un posto da dipendente, ma non mancano imprenditori e liberi professionisti (oltre 32mila, pari al 10% del totale). A livello di grande gruppo professionale, oltre un terzo dei senza lavoro over 50 era un “colletto blu” (85mila artigiani e operai, a cui vanno aggiunti 30mila conduttori di impianti e veicoli) e quasi 90mila (28%) erano impegnati in attività non qualificate. Uno su cinque lavorava in attività commerciali e servizi.
Cause della disoccupazione
Sono due i motivi che hanno spinto gli over 50 fuori dal mercato nell’ultimo biennio, uno più congiunturale e l’altro strutturale. Quasi la metà (il 46%) aveva un lavoro a termine (anche stagionale), una formula che ha iniziato a coinvolgere, oltre ai giovani, anche i lavoratori più maturi solo negli ultimi anni.
C’è poi una condizione, più negativa, determinata dal fatto che quasi 134mila dei disoccupati o inattivi (il 41%) si sono trovati a fare i conti con il licenzia-
Il mercato del lavoro degli over 50 in Italia e nei principali Paesi Ue
Italia
Germania
Francia
Spagna
Olanda Regno Unito mento, la mobilità o la chiusura dell’attività.
Il confronto con l’Europa
Sullo scacchiere europeo, infine, il nostro tasso di disoccupazione degli over 50 resta unodei più bassi (5,7%), di poco superiore alla Germania (5,5%) e sotto la media Ue (8,1%). Ma il dato non deve ingannare. Abbiamo uno dei trend peggiori (+114%) come variazione assoluta del numero di disoccupati dal 2008, dietro a Grecia, Irlanda e Spagna, e ben lontani dalla media Ue (+61%).
«I senior – commenta Maurizio Del Conte, docente di diritto del lavoro all’Università Bocconi – non credono nella concreta possibilità di trovare un impiego alla loro età e, infatti, solo il 54,4% partecipa al mercato del lavoro. Su questo terreno il confronto con i nostri vicini è impietoso».
Se la Germania si attesta a un tasso del 73,4%, Inghilterra e Olanda sono vicine al 70 per cento. Persino la Spagna fa molto meglio di noi, con il 63,4% di over 50 attivi. «Dopo aver affrontato l’emergenza giovani – conclude Del Conte – sarà necessario introdurre misure efficaci per recuperare chi è rimasto in mezzo al guado senza lavoro e senza l’anzianità per andare in pensione».
Il Sole 24 Ore – 12 agosto 2013