Franco Giubilei, La Stampa. A locali ancora chiusi e luci della movida spente, questo weekend masse di ragazzi sono tornati per le strade nelle maggiori città italiane, solo il preludio di quel che ci aspetta da oggi, quando la maggior parte del Paese (8 italiani su 10) tornerà gialla e le attività alzeranno le serrande. Un rischio così tangibile, quello che alla clausura faccia seguito una sconsiderata baldoria, che il coordinatoree del Comitato tecnico scientifico Agostino Miozzo ha sentito il bisogno di ricordare che il ritorno in area gialla «non significa normalità» e che l’imperativo resta il solito: «evitare assembramenti», perché c’è il pericolo «assolutamente reale che la curva schizzi rapidamente verso numeri difficilmente gestibili». Stesso concetto espresso dal commissario Arcuri: «Se noi ricominciamo a far finta di niente perderemo di nuovo il controllo dell’epidemia». Da mandare a memoria la lezione dell’estate scorsa, quando «molti si sono proiettati al ritorno alla normalità senza comprendere che il virus era, come oggi, attorno a noi». Concetto ribadito in altri termini dal ministro della Salute Roberto Speranza, per cui «zona gialla non significa scampato pericolo, serve ancora massima prudenza».
E a proposito di Coronavirus tuttora fra noi, i numeri di ieri parlano di 11.252 nuovi casi, 237 vittime e oltre 213mila tamponi effettuati, sempre tenendo conto che era domenica, quando i dati tendono essere sottostimati per il minor numero di test effettuati. Sul fronte vaccini, ieri da Moderna ne sono arrivate 66mila dosi, fiale che saranno distribuite dall’Esercito nelle regioni che ne cominceranno la somministrazione, al più tardi, da martedì. Anche qui la situazione è critica. «Stiamo lavorando con uno schema da 11,2 milioni di vaccini, il 60 per cento in meno» del previsto, precisa Arcuri.
Intanto tutte le regioni italiane tranne cinque – Provincia autonoma di Bolzano, Umbria, Sardegna, Sicilia e Puglia – riapprodano alla zona gialla e i ragazzi di mezza Italia tornano a riempire i quartieri della movida e fornendo un assaggio di quel che sarà il prossimo weekend con i locali riaperti. A Bologna si sono fatti vivi già venerdì sera, a gruppi nutriti, lungo vie e piazze della centralissima zona universitarie. A decine si sono riuniti in una salumeria chiusa, per una festa clandestina interrotta dall’arrivo della polizia. Sabato sera rieccoli, i ragazzi, nelle stesse vie ma ancora più numerosi anche dopo le 22, ora d’inizio del coprifuoco. Solo 5 persone sono state multate per inosservanza delle misure anti-covid, i video della serata mostrano molte persone in piazza, con musica ad alto volume. Non è mancata un’aggressione immotivata a tre studenti, finiti all’ospedale per medicazioni.
Altrove, ieri pomeriggio, scenari molto simili: a Milano le strade del centro si sono riempite e nella zona dei Navigli sono stati segnalati assembramenti di giovani in zona Darsena. A Firenze i controlli sono stati effettivi e decine di persone sono state multate nelle vie della movida, sempre per inosservanza delle norme anti covid. Il sindaco Dario Nardella stigmatizza su Facebook: «I raggruppamenti festaioli di questo fine settimana rischiano davvero di vanificare tutti gli sforzi fatti da cittadini e imprese per rimanere gialli a Firenze e in Toscana. Mi vedrò presto con la prefetta per intensificare nuovamente controlli e sanzioni». A Roma si è creata ressa per la presenza di gruppi numerosi di ragazzi, intorno a piazza del Popolo ci sono state due aggressioni su cui sono in corso accertamenti. L’intervento di polizia e carabinieri ha disperso i ragazzi nelle strade vicine. Segnalati assembramenti anche in un altro luogo della movida, più eccentrico rispetto ai soliti Campo de’ fiori, Trastevere o Ponte Milvio: all’Eur gli assembramenti hanno richiesto l’intervento dei carabinieri. A Napoli, multe a una quarantina di giovani che si sono immersi nella movida senza mascherina.
Poi ci sono i riflessi burocratico-giudiziari del covid: al Tar della Sardegna servirà un supplemento d’istruttoria per decidere sulla richiesta urgente della Regione di sospendere l’ordinanza del ministro Speranza che ha collocato l’isola in fascia arancione fino al 7 febbraio. Il decreto del Tar prevede che entro oggi il ministero della Salute dovrà fornire «i chiarimenti sulle ragioni che hanno determinato la permanenza della Sardegna per un’altra settimana in zona arancione, anche nel confronto con i dati delle altre Regioni».—