La contrazione dei costi dal 2008 al 2009 ha permesso alle Asl di guadagnare sempre più dalla libera professione intramuraria. Al personale sanitario resta in tasca l’86% dei ricavi.
Parti cesarei e interventi alla tiroide in ricovero, visite ortopediche e cardiologiche in ambulatorio. E per aggirare le liste d’attesa le più richieste sono risonanze magnetiche e Tac. Queste le prestazioni al top tra gli oltre 38mila ricoveri e 250mila visite specialistiche che nel 2010 sono state erogate dai medici in libera professione intramoenia, quella cioè che i cittadini possono chiedere alle aziende sanitarie pubbliche, scegliendo a pagamento (la spesa procapite media è stata nel 2010 di 20,3 euro) il loro medico preferito tra quelli di Asl e ospedali. Nel 2010 gli assistiti hanno speso in tutto quasi 1,3 miliardi, di cui 1,055 miliardi li hanno incassati i medici come compenso per le loro prestazioni e 172 milioni sono rimasti alle aziende sanitarie per coprire le spese delle strutture.
Ad analizzare il pianeta della libera professione è la relazione 2010 dell’Osservatorio nazionale per l’attività libero-professionale nel Servizio sanitario nazionale, costituito presso il ministero della Salute, appena presentata al Parlamento (ampiamente analizzata sul numero in distribuzione del settimanale «Il Sole 24 Ore Sanità», che pubblica la relazione sul suo sito: www.24oresanita.com).
L’intramoenia assorbe solo lo 0,5% dei ricoveri a livello nazionale (dati 2009), ma il suo peso, rapportato alla spesa complessiva per i ricoveri per acuti, è del 5,74%, in questo caso però tutto a carico dei cittadini. Come dire che una prestazione intramoenia costa ben di più di quelle istituzionali degli ospedali.
I ricoveri in intramoenia si concentrano soprattutto in Campania, Lazio, Lombardia, Emilia Romagna e Toscana, con il peso maggiore in Campania che con l’1% di incidenza sul totale di tutti i ricoveri raddoppia la media nazionale e poi nel Lazio e in Toscana (0,9%), in Emilia Romagna e Piemonte (0,7%).
A livello di ricavi, la quota maggiore è arrivata nel 2009 dalle prestazioni specialistiche: 58,6%, in crescita rispetto al dato 2008 (56,6%). Al contrario si riduce la percentuale relativa all’area ospedaliera che passa dal 29,3% del 2008 al 28,0% nel 2009, così come in lieve diminuzione è la quota di intramoenia legata a consulenze e interventi di sanità pubblica (veterinaria). Rispetto al dato generale però, la situazione nelle regioni è estremamente differenziata e si va dall’Abruzzo, dove la quasi totalità (oltre il 95%) delle prestazioni riguarda l’area dei ricoveri ospedalieri, a Trento dove invece più del 90% di intramoenia è concentrato nella specialistica.
Le prestazioni più gettonate in ricovero sono i parti cesarei e gli interventi sulla tiroide, le visite ortopediche, quelle cardiologiche e le viste oculistiche a livello di specialistica ambulatoriale, le risonanze magnetiche della colonna vertebrale e le Tac all’addome per indagini diagnostiche. Molto richiesti anche gli interventi in generale per le patologie dell’apparato riproduttivo maschile e femminile.
Sul versante delle attese i tempi per le prestazioni sono relativamente brevi: i ricoveri sono programmati e decidono medico e pazienti quando è meglio farli; visite e indagini diagnostiche sono per il 50% eseguite entro una settimana, nell’80% entro 15 giorni. Solo per le indagini più complesse come le risonanze c’è anche in intramoenia una percentuale di pazienti (10-30% in base alle complessità) che rischia di andare oltre i 60 giorni.
Nonostante questo però negli ultimi anni gli incassi per l’intramoenia si sono ridotti del -0,2% nel 2009 rispetto al 2008 e del -3,5% nel 2010. «Spesso è colpa della sua cattiva gestione a livello locale – spiega Costantino Troise, segretario nazionale dell’Anaao, il maggior sindacato italiano dei medici ospedalieri – e del fatto che l’intramoenia è vissuta come “favore” ai medici e non come attività ordinaria di interesse delle aziende».
E in effetti l’intramoenia problemi di gestione ne ha. Secondo la relazione dell’Osservatorio la legge 120 del 2007 che regola l’intramoenia è applicata ancora solo a metà, soprattutto per i controlli. Nel 2010 in nove regioni non sono state avviate misure anti-conflitto di interesse; solo in 11 regioni tutte le aziende riscuotono gli onorari per conto dei medici; in 8 regioni sono stati programmati interventi per gli spazi ad hoc da realizzare nelle aziende utilizzando il 100% delle risorse messe a disposizione dalla legge (oltre 800 milioni), ma gli interventi già in funzione sono anche tra queste al 100% solo in Umbria. Eppure la legge aveva dettato tempi brevi per l’adeguamento alle sue previsioni. Pena «l’esercizio di poteri sostitutivi fino alla destituzione» dei direttori generali inadempienti e la preclusione per le regioni ai finanziamenti integrativi stabiliti ogni anno nel fondo sanitario nazionale. Ora la relazione parla chiaro: regioni e aziende sono avvertite.
ilsole24ore.com – 30 gennaio 2012