Mentre si apre uno spiraglio di trattativa nella vertenza dei medici di base con la Regione, si preparano alla mobilitazione gli ospedalieri con la possibilità di scioperi anche sotto Natale.
I medici di base. Le bocche sono cucite, nessuno si sbilancia. Ma, a mezza voce, qualcuno rivela che per la prima volta dall’inizio dello scontro sull’assistenza territoriale, c’è la possibilità di lavorare a un’intesa tra dottori di medicina generale ed esecutivo veneziano. Le parti potrebbero tornare al tavolo per discutere di Medicine di gruppo, hospice, fascicolo elettronico. In questo modo verrebbe scongiurata la serrata di tre giorni annunciata dal 13 al 15 dicembre.
Gli ospedalieri. Chi invece si prepara a incrociare le braccia sono gli ospedalieri. La mobilitazione è su scala nazionale, legata al rinnovo del contratto: al governo vengono contestati il definanziamento della sanità pubblica, l’insufficiente stanziamento di fondi rispetto ai Lea (i livelli essenziali di assistenza), i tagli al personale, la mancata sostituzione dei pensionamenti, l’esclusione dalle Scuole di specializzazione di 10 mila giovani. Ma nella protesta c’è anche un capitolo veneto: una delle più rappresentative associazioni di camici bianchi, l’Anaao, trascinerà infatti in tribunale alcune aziende sanitarie del territorio. E l’iniziativa è destinata ad estendersi al resto del Paese. Scontro giudiziario. «Vogliamo verità sulla gestione dei fondi contrattuali dei medici da parte delle aziende sanitarie del Paese», spiega Adriano Benazzato, referente veneto Anaao. Che annuncia la presentazione di alcuni ricorsi al giudice del lavoro per la mancata liquidazione dei residui fondi contrattuali. Di cosa si tratta? Le Usl, dicono i medici, anziché mettere nella busta- paga degli ospedalieri i fondi stanziati a tale scopo da Regione e governo, li hanno accantonati o spesi per altri obiettivi quali l’acquisto di prestazioni sanitarie. Sintetizza Benazzato: «Una parte dei residui dei fondi verrebbe utilizzata non per i compiti propri di questi, ma in modo scorretto per retribuire prestazioni che altrimenti graverebbero sul bilancio aziendale. Avevamo fatto una diffida alle Usl, ma è rimasta senza risposta. Ci siamo rivolti a due iuslavoristi di fama nazionale che hanno confermato la validità giuridica della nostra posizione e abbiamo avviato l’azione legale. Che è la prima in Italia». Le aziende sanitarie finite nel mirino sono al momento tre (cinque secondo la vecchia ripartizione): l’ex 15 Camposampiero per 4,2 milioni di euro; le ex 1 e 2 Dolomiti del Bellunese per circa 6 milioni; la ex 18 e 19 del Rodigino per oltre 1 milione. I medici lamentano un danno economico e previdenziale sul quale è chiamato a pronunciarsi il tribunale.
Organici ridotti. La rivendicazione economica è soltanto una nell’ambito del pacchetto sottoscritto da tutte le sigle ospedaliere (Anaao, Cimo, Aaroi, Cgil, Fvm, Fassid, Cisl, Anpo, Uil, Fesmed). Altro punto dolente: la carenza di personale. «Un centinaio i medici mancanti solo nel settore delle emergenze in Veneto», precisa Anaao. E il futuro non è roseo: «II prossimo esame di ammissione alle Scuole di specializzazione lascerà fuori 10 mila giovani medici mentre il servizio Sanitario non trova specialisti», si legge in un documento sindacale congiunto.
Orari di lavoro. Meno personale (9 mila medici persi in tre anni) significa naturalmente orari di lavoro più lunghi. Eppure «a fronte di un costante peggioramento delle condizioni di lavoro, il governo non ravvisa le caratteristiche di gravosità ed usura riconosciute ad altre categorie professionali», sostengono gli ospedalieri.
Definanziamento. La legge di bilancio 2018, denunciano i medici, persevera nel definanziamento della sanità pubblica non adeguando il fabbisogno del Fondo Sanitario Nazionale in riferimento all’erogazione dei nuovi Lea». Sottolinea Giovanni Leoni, referente veneto di Cimo e presidente dell’Ordine di Venezia: «Con quanto spende il governo per il servizio sanitario nazionale, siamo tornati indietro a 112 miliardi di euro dagli evocati 113 per il 2017. Con la Francia che ne spende 130 e la Germania 145 nello stesso anno. Per favore un po’ di dignità. Tutto questo pur nelle divisioni fra regioni, i nuovi farmaci, i nuovi Lea, ma anche i salvataggi delle varie banche e le tangenti per il Mose proprio a Venezia in cui i miliardi di euro vanno via come fossero bruscolini e resta, sullo sfondo chi paga per tutti, cioè quelli che pagano le tasse».
Lo sciopero. Dopo le assemblee di ieri e oggi negli ospedali veneti, ci sarà il 30 novembre a Roma un incontro intersindacale. In quella sede verranno decisi gli eventuali giorni di sciopero da fare tra dicembre e febbraio del prossimo anno.
Il Mattino di Padova – 24 novembre 2017