Sciopero, in prima linea pure i veterinari. «Oggi saltano le certificazioni e le movimentazioni degli animali, oltre alle macellazioni programmate — rivela Franco Cicco, segretario della FVM —. Sono garantiti solo i servizi essenziali con i colleghi di turno, cioè: il controllo degli animali morsicatori, il conferimento di carni a scuole, ospedali, asili, la verifica di malattie infettive e il soccorso alle bestiole investite». Molti ambulatori veterinari delle Usl potrebbero restare chiusi.
Michela Nicolussi Moro. «Scusi, è confermata la mia visita? L’aspetto da sei mesi». «Buongiorno, domani ho un’ecografia ma c’è lo sciopero e non vorrei farmi 15 chilometri per niente, vengo da fuori città. Potrebbe spostarmela alla prima data utile?». «Mi chiamo …, sto facendo la preparazione per la colonscopia, non è che trovo l’ambulatorio chiuso?». E’ il tenore della centinaia di telefonate che ieri hanno subissato i Centri di prenotazione unica (Cup) delle aziende sanitarie e, direttamente, reparti, poliambulatori, studi dei camici bianchi in vista dello sciopero proclamato oggi dai medici ospedalieri. «I pazienti sono molto preoccupati — conferma Giuseppe Cicciù, presidente regionale del Tribunale del Malato — salteranno interventi chirurgici, visite specialistiche, esami strumentali e diagnostici, controlli, accertamenti non urgenti. Un cittadino rischia di arrivare in ospedale e sentirsi dire non solo che non potrà ricevere la prestazione prenotata ma anche che sarà difficile riprogrammarla in tempi rapidi. Non sarà facile per le Usl spostare centinaia di appuntamenti».
La protesta, che vede compatte tutte le sigle di categoria, è nazionale ed è stata scatenata dal definanziamento del Sistema sanitario nazionale emerso dalle ultime 13 Finanziarie, dal contratto di lavoro fermo da otto anni, dal blocco del turn-over, dal «saccheggio dei fondi contrattuali», dal mancato riconoscimento del carattere «usurante» della professione, dal numero di borse di studio nelle Scuole di specializzazione nettamente inferiore a quello dei neolaureati, nonostante la carenza di dottori, e dalla riduzione dei riposi. «Ma ci sono anche motivazioni locali — precisa Adriano Benazzato, segretario di Anaao Veneto — mi riferisco a carichi di lavoro eccessivi e spesso al di sotto dei requisiti minimi di sicurezza, al sottorganico cronico, al clima da caserma che spinge la dirigenza a utilizzare il codice disciplinare solo per intimidire, al ricorso massiccio al precariato, al blocco delle progressioni di carriera. Oggi sono garantite solo le urgenze, come prevede la legge, però le Usl stanno facendo le furbe, cercando di boicottare lo sciopero. Alcune non hanno comunicato con i 5 giorni di anticipo previsti i nomi dei colleghi precettati, altre intendono ricorrere illegalmente agli specializzandi, 1600 a Padova e 800 a Verona, per sostituire gli strutturati assenti e a contingenti di medici precettati superiori ai minimi (circa il 30% dei dottori, ndr ). Opzione, quest’ultima, consentita solo nei giorni festivi o a ridosso degli stessi. Abbiamo mandato due lettere di diffida — chiude Benazzato — e siamo pronti a denunciare le aziende che incorrano in tali atteggiamenti antisindacali. Le esortiamo inoltre, nel comunicare i dati di adesione, a conteggiare anche i colleghi che hanno partecipato alla protesta ma sono costretti a lavorare perché comandati in servizio. A scanso di equivoci, hanno firmato una lettera di adesione».
In effetti i direttori generali sono in difficoltà. «Gli ospedalieri non sono obbligati a notificare in anticipo se sciopereranno o meno, quindi dobbiamo riorganizzare i servizi, sale operatorie incluse, in tempo reale», illustra Francesco Cobello, dg dell’Azienda ospedaliera universitaria di Verona. «Abbiamo comunicato una serie di disdette ai pazienti — aggiunge Adriano Rasi Caldogno, a capo dell’Usl 1 di Belluno — tanti interventi programmati e visite sono stati rinviati». Stamattina sono previste manifestazioni e assemblee in tutti gli ospedali del Veneto, ma il centro della protesta sarà l’Azienda ospedaliera di Padova. «Dalle 11 alle 13 ospiterà il sit-in dei coordinatori veneti delle sigle coinvolte — spiega Giovanni Leoni, segretario della Cimo —. Sarà contemporaneo a quelli tenuti dai colleghi nelle altre regioni e dai vertici nazionali a Roma. E’ sempre triste ricorrere allo sciopero, ma è l’unico modo per lanciare al governo e alle Regioni un grido dall’allarme sul pericolo dello smantellamento del Servizio pubblico a vantaggio del privato, che però la maggioranza dei pazienti non può permettersi. Se il sistema non è ancora crollato è per la buona volontà di chi ci lavora, ma noi siamo allo stremo, penalizzati dal blocco del turn over, da un’età media di 55 anni, da migliaia di ore di straordinario non pagate». «Un medico stanco è un rischio per se stesso e per i malati — avverte Massimiliano Dalsasso, segretario dell’Aaroi (anestesisti) — la stanchezza aumenta il pericolo di errori e di contenziosi. E infatti noi anestesisti siamo sempre meno, i concorsi vanno deserti perché una vita del genere non è più allettante. Negli ospedali universitari la carenza tocca il 20%, negli altri varia dal 5% al 15%».
In prima linea pure i veterinari. «Oggi saltano le certificazioni e le movimentazioni degli animali, oltre alle macellazioni programmate — rivela Franco Cicco, segretario della FVM —. Sono garantiti solo i servizi essenziali con i colleghi di turno, cioè: il controllo degli animali morsicatori, il conferimento di carni a scuole, ospedali, asili, la verifica di malattie infettive e il soccorso alle bestiole investite». Molti ambulatori veterinari delle Usl potrebbero restare chiusi.
Il Corriere del Veneto – 12 dicembre 2017